RnS Giovani

 

 

La preghiera del silenzio e l'ascolto di Dio

 

di Giuseppe Bognanni

 

       Spesso chi prega desidera una risposta da Dio ma non è sempre capace di sentire la sua voce sebbene Egli sempre risponde alla preghiera di ogni suo figlio. Su decisioni importanti abbiamo bisogno di essere certi che Dio ci risponda e abbiamo bisogno di essere sicuri che quello che abbiamo udito sia proprio la voce di Dio. Quando abbiamo la grazia di avere vicino un padre spirituale tutto questo risulta più semplice, e la fiducia in lui diventa di estrema importanza nel nostro cammino spirituale. Ma il problema nasce con "la preghiera personale". La nostra preghiera non dovrebbe essere la semplice richiesta di qualcosa, ma preghiera è chiedere qual'è la volontà di Dio su ciò che noi desideriamo.    Ma una volta ascoltato Dio, la sua voce, come facciamo ad essere sicuri che quella è la sua parola? Questo è un punto molto importante per qualsiasi cristiano che vuole crescere spiritualmente. Innanzitutto dobbiamo essere convinti con  certezza che Gesù vive in noi. Ricordiamo san Paolo, "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" ( Gal.2,20…). Quindi non c'è bisogno di andare chissà dove per ascoltare Gesù, dobbiamo ascoltare la sua voce forte e viva che è in noi. E dobbiamo ricordarlo e insegnarlo a tutti i fratelli battezzati che per debolezza o per ignoranza si rivolgono a santoni, maghi, pseudoprofeti, guaritori, cartomanti, astrologi, veggenti, gente senza scrupolo che vuole far credere di conoscere il destino degli altri o addirittura di essere in contatto continuo e diretto con "l'Eterno" ed i suoi "emissari", creando "greggi senza pastori" (Numeri 27:17), "ciechi e guide di ciechi" (Matteo 15:14), e non solo ma con la drammatica verità "che il cieco e lo zoppo non entreranno nella casa "(2 Samuele 5:8).

Gesù non è un dio muto o sordo, Gesù vede, parla e ascolta sempre e ciò è  frutto del nostro battesimo; noi siamo in continua comunione con Lui, con il nostro Gesù Cristo che vive dentro di noi e che parla con una voce interna, come un pensiero che si forma nella nostra mente, come uno dei tanti pensieri che ci passano continuamente per la testa, ma che ha delle qualità ben precise. La comunione con Gesù Cristo si interrompe con il peccato ma diventa forte amicizia con la "continua invocazione" dello Spirito Santo. Quando pecchiamo il rapporto si interrompe, e non solo si incrina il rapporto con Dio, nostro migliore amico, ma con tutto il creato, con tutto l'universo e la nostra visione dell'intera realtà viene distorta. Il peccato mette noi al centro dell'universo, il nostro io. In questo modo non ascoltiamo più la voce di Dio, ma le nostre innumerevoli voci: quella dell'autoritario, quella del colpevole, dell'ottimista, del pauroso, dell'ansioso, dell'orgoglioso, del presuntuoso. Solo Gesù è in grado di farle tacere, solo la sua autorità "terrorizza e mette in fuga le varie legioni".

Il nostro io non ha potere su di loro, da soli non troveremmo nessuna via di uscita da questa prigione. Ma anche se Gesù perdona i nostri peccati, il peccato lascia un ferita interiore che disturba la nostra comunicazione con Dio. Sembra che non ci sia via di uscita, che sia impossibile tornare al nostro "Eden" e parlare con semplicità con Dio, in un dialogo a tu per tu. E invece si può: con "la preghiera del silenzio".

Con essa ci accorgeremo che Dio parla con voce semplice e silenziosa, ma così potente e profonda da sollevare interi Oceani, da alzare come barchette di carta le più grandi navi. La sua voce è unica, del tutto differente dalle innumerevoli voci che hanno tentato di comandarci, di prendere il timone della nostra vita. Realizziamo dunque la nostra "preghiera del silenzio". Cerchiamo un posto tranquillo, rilassiamoci, raccogliamoci, restando in attesa di risposta. Non andiamo via dopo avere completato le nostre "abitudinarie pratiche devozionali" pensando di aver compiuto il nostro dovere, lasciamo invece spazio e tempo al nostro interlocutore, lasciamo che Dio ci risponda. E una volta riconosciuta la sua voce, unica, nella nostra mente, sarà bene mettere in pratica ciò che Lui ci dice. Rischieremmo altrimenti di perdere solo del tempo, dimenticandoci cosa Gesù ci ha  detto:"Io non vi conosco…(Mt. 7:21,23)" perché anche se avremo fatto miracoli, non abbiamo fatto la sua volontà. E anche dai frutti si vede l'albero (Mt. 7:20): se averlo ascoltato ha portato frutti positivi allora abbiamo sentito davvero la voce di Dio, mentre se dopo aver ascoltato, i risultati saranno mediocri o vani allora non è stata la sua voce a parlarci. 

Inoltre la voce di Dio, va confrontata con le Sacre Scritture e se ci sono delle divergenze tra quello che abbiamo sentito e quello che Gesù ha detto in esse allora quella non era la sua voce. Come non sarà la sua voce se ci dirà di fare cose ridicole, contro coscienza, cose di poco buon senso. La preghiera del silenzio ci chiede di dedicarle un tempo compreso tra 20 e 60 minuti, di sederci comodamente e rilassarci per raggiungere una buona concentrazione nella  mente e nello spirito.  

Ci chiede di pregare in maniera semplice, seguendo il nostro respiro e pronunciando al massimo una o due parole : Gesù, Signore, Abbà, Padre, oppure utilizzando la preghiera orientale "Signore Gesù Cristo figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore".                Non dobbiamo dare molta importanza ad una o ad un'altra parola, l'importante è volere comunicare con Gesù. 

Inizialmente ci saranno tante voci che affioreranno e ci distrarranno da quella di Gesù, ma come ospiti indesiderati e non aspettati li congederemo, e se ci viene in mente qualcosa di importante da fare che era stata dimenticata la annoteremo,  e la faremo alla fine della preghiera, perché durante essa la preghiera dobbiamo essere liberi e pronti a ricevere lo sposo. Ci vuole perseveranza e determinazione soprattutto le prime volte e anche per molto tempo. Questo tipo di preghiera potrebbe sembrare una perdita di tempo o risultare molto frustrante in quanto le"solite litanie" danno più soddisfazione spesso però quasi "farisaica". Durante la preghiera silenziosa Gesù ci illumina in tante cose, ma soprattutto vengono alla luce le barriere e i massi che si oppongono al nostro andargli incontro e se Lui sposta l'ostacolo, vorrà che noi facciamo altrettanto. 

Durante la preghiera possono tornare vive e doloranti le nostre ferite interiori, ma Gesù ci illumina e ci risana, perché ci desidera felici e sani. Quindi in questo incontro silenzioso di profondo amore e raccoglimento, il nostro unico amico, il nostro amato, si svela e ci svela il nostro io, bisognoso di amore e di cure. Gesù desidera amarci ed essere amato e solo facendo la sua volontà solo accettando il suo amore, il suo progetto di amore potremo unirci a Lui.

                                                                                  Giuseppe Bognanni

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