PER EVANGELIZZARE BASTA IL BATTESIMO

 

Papa Francesco: per evangelizzare basta il battesimo.

da Papa Francesco (Note) il Giovedì 18 aprile 2013 alle ore 16.10

«Penso a noi battezzati… Crediamo in questo, che il battesimo basta, è sufficiente per evangelizzare? O aspettiamo che il prete dica, che il vescovo dica... ». Con poche parole, pronunciate ieri durante l’omelia della messa mattutina nella cappella della Domus Santa Marta, papa Francesco ha di nuovo accennato ai tratti elementari propri dell’esperienza cristiana che vuole suggerire a tutti nel suo nuovo lavoro di vescovo di Roma e successore di Pietro.

 

Per Papa Bergoglio - come per i suoi predecessori e per il Catechismo della Chiesa cattolica - l’evangelizzazione non è una militanza. Il soggetto della vita cristiana non è l'agit-prop di idee giuste o di una visione etico-religiosa, ma il battezzato che nell’ordinarietà della sua vita vede fiorire il dono della grazia ricevuto nel battesimo. Nell’omelia di ieri Papa Francesco ha riproposto la vicenda paradigmatica dei primi cristiani che dopo la persecuzione seguita al martirio di Santo Stefano fuggirono da Gerusalemme e si sparsero per Giudea e Samaria, portando con sé «la ricchezza che avevano: la fede». Ma è anche ritornato su un’immagine che usa spesso quando vuole suggerire le dinamiche inconfondibili della vita cristiana: quella delle comunità di battezzati del Giappone che nel XVII secolo, dopo la cacciata dei missionari stranieri, erano rimaste senza sacerdoti per più di duecento anni. «Quando dopo questo tempo sono tornati di nuovo altri missionari» ha raccontato Francesco «hanno trovato tutte le comunità a posto: tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa, e quelli che erano morti, tutti sepolti cristianamente. Non c'è prete... Chi ha fatto questo? I battezzati!».

 

L’intento del vescovo di Roma – basta riascoltare la sua recente omelia per la messa crismale del Giovedì Santo – non è certo quello di teorizzare una “Chiesa senza preti”. I sacramenti dell’eucaristia e della confessione – che sono da sempre al centro della sua sollecitudine di pastore d’anime – possono alimentare la fede del Popolo di Dio solo grazie al ministero generoso dei sacerdoti ordinati. Ma tutti i sacramenti – ripete Bergoglio - sono «gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi». Anche per questo, negli ultimi anni, tutta la pastorale a Buenos Aires era stata riconfigurata per facilitare in ogni modo l’accesso di tutti al battesimo e agli altri sacramenti, evitando fariseismi e richieste di pre-requisiti spirituali o morali non previsti dal codice di diritto canonico. In un vademecum sul battesimo pubblicato dall’Arcidiocesi allora guidata dal cardinale Bergoglio si ribadiva a chiare lettere che «non può essere negato il battesimo ai figli di ragazze madri, di coppie unite dal solo vincolo civile, ai figli dei divorziati con un nuovo legame o di persone allontanatesi dalla pratica della vita cristiana». Un approccio “facilitatore” assunto non come mera tattica per tamponare i processi di scristianizzazione, ma per la sua consonanza con la natura stessa del battesimo e gli altri sacramenti, operanti efficacemente in quanto doni di grazia. Come scriveva già Cirillo di Gerusalemme nella sua Catechesi, citata dal vademecum dell’arcidiocesi guidata fino allo scorso 13 marzo dal cardinale Bergoglio, «Cristo ricevette i chiodi nelle sue mani e nei suoi piedi immacolati, e sperimentò il dolore; e a me, senza dolore né sforzo alcuno, mi si dà gratuitamente la salvezza per la comunicazione dei suoi dolori».

 

L’approccio suggerito da Papa Bergoglio riguardo alla natura e alla dinamica propria dei sacramenti potrà ispirare nel tempo prospettive interessanti per tutta la pastorale ordinaria. Potrà essere accantonato l’equivoco condiviso da molti – e nutrito spesso di buone intenzioni – che vede il dono dei sacramenti solo come un traguardo riservato a chi raggiunge un certo grado di “consapevolezza spirituale” della dottrina cristiana, da acquisire con lunghi itinerari di preparazione, sul modello dei corsi di formazione professionale. Si potrà confermare la “linea” – già suggerita in varie forme durante il pontificato di Benedetto XVI – che  riconosce come orizzonte proprio della missione apostolica la normalità della vita quotidiana, e non la estenuante costruzione di eventi e iniziative cultural-mediatiche. La pastorale sacramentale ordinaria, e non l’intento di affermare presunte rilevanze sociologiche, potrebbe tornare a essere il terreno di contatto capillare e individuale tra la Chiesa e la moltitudine dei “lontani”. Come è scritto nella Evangelii Nuntiandi – uno dei testi magisteriali moderni più citati da papa Bergoglio, «Se il Figlio è venuto, ciò è stato precisamente per rivelarci, mediante la sua parola e la sua vita, i sentieri ordinari della salvezza».

 

Da ultimo, la sensibilità manifestata da Papa Bergoglio rispetto al battesimo e alla missione apostolica già si offre come antidoto ai clericalismi riaffiorati negli ultimi decenni in versioni di conio vecchio e nuovo. Il criterio riproposto dall'attuale Vescovo di Roma è semplicemente quello del Vangelo, che l'ultimo Concilio ecumenico ha declinato guardando alla presente condizione del mondo: tutti i cristiani sono chiamati a vivere «la dolce e confortante gioia di evangelizzare» (Paolo VI) semplicemente in virtù del loro battesimo. Ciò mette fuori gioco le pretese di quei chierici ancora avvezzi a considerare i laici come “truppe di manovra” a disposizione per le proprie operazioni di potere ecclesiastico. E mostra la sterilità anche di quella che Bergoglio definisce “clericalizzazione dei laici”: «i preti» disse in un'intervista dell'autunno 2007 «clericalizzano i laici e i laici pregano di essere clericalizzati... E' proprio una complicità peccatrice. E pensare che potrebbe bastare il solo battesimo...».

http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/23268_Papa_Francesco__per_evangelizzare_basta_il_battesimo.php#.Uv49__sfydk
 

INDIETRO