Da: “Il mio incontro con padre Matteo La Grua”

 

 

 

Gesù ci chiama

 

     Stando vicino a padre Matteo, seguendo le sue preghiere, le sue i suoi insegnamenti, mi è capitato di conoscere tante creature di Dio che sono state inseguite da Gesù e ricondotte verso la strada della luce. Ognuno ha una sua storia, ognuno può dire che era nel buio; una vita insignificante e lontana da Dio, poi Cristo l' ha preso per gli ha detto: "Seguimi". Ed ora va ove Gesù chiama a raccolta le sue pecorelle per far festa nel recinto dell'amore e per pascolare nel giardino della gioia.

     Molti abbiamo sperimentato che il male può albergare nell'uomo e può anche distruggerlo se l'uomo non rimane ai piedi di Cristo; ma se scopre la bellissima e unica realtà della presenza di Gesù nel mondo la vita diviene una gioia e le sofferenze un ricordo lontano, anche quando paiono scalfire il corpo, non possono intaccare lo spirito.    

     Di queste vivono tanti figli spirituali di padre Matteo; essi testimoniano attraverso la vita che Gesù è nel cuore di chi lo cerca e portano a  chiunque incontrano questo lieto annunzio.

    Padre Matteo non è solo: tanti figli di Dio lo aiutano in questo arduo compito di risvegliare nel cuore degli uomini l'amore per Cristo e di rialzare quanti sono caduti nelle tenebre. E lo possono fare solo fatto esperienza di Cristo. Nessuno viene a Cristo se chiama e nessuno può essere veramente chiamato se non spalanca il cuore all'amore di Dio.

    Spesso si rischia di apparire bigotti o esaltati quando con insistenza si vuole comunicare che Gesù ama e nel mondo non si è soli e se si è caduti ci si può rialzare. Ma chi può fermare un cuore che ama quando ha conosciuto i segni dell'amore? Quando ne avverte ogni giorno la presenza e sente il bisogno di farla scoprire agli altri? Accogliamo con gioia un fratello quando chiama all'amore di Dio, perché spesso Gesù così si manifesta per salvare la nostra anima. Proviamo a immergerci in questo amore e ovunque tenderemo le braccia nuoteremo nello splendore di Dio e il dolore, la fatica, i pericoli del mondo non ci faranno più paura.

 

 

Torniamo a Cristo

 

L'uomo oggi sembra preferire l'odio, la violenza e la morte all'amore e alla vita, per questo il mondo ha perduto la sua luce e si avvia inevitabilmente verso la rovina. Il male si è come ramificato nella mente e nel cuore, pare che non si possa più estirpare.Dobbiamo tornare all'autenticità, all'umiltà, amarci gli uni gli altri come Cristo ha amato noi.

Dobbiamo promuovere la cultura della fratellanza, della solidarietà, della comunione, della giustizia per ricostruire un mondo nuovo, più umano e più vero, per guardare agli occhi del fratello con amore e aiutarlo a camminare sulla strada della speranza.

È un'epoca strana la nostra, nella quale si commettono le stragi più tremende, i misfatti più efferati, le azioni più ignobili.

E ciò perché la menzogna ha quasi seppellito la verità, la vita non conta più nulla, è come una formica calpestata da un passante distratto, eppure è un dono prezioso che Dio ha dato con amore a tutti gli uomini per rendere il nostro pianeta il più bello dell'universo. Ma di questo passo siamo destinati tutti a perire in un profondo burrone.

Torniamo alla luce, riprendiamo la strada della verità, indossiamo abito della semplicità e della purezza. Non dobbiamo abbatterci, ma chiedere a Dio il dono della fede. Possiamo risorgere dalla polvere nerastra della morte? Certamente, se sapremo ascoltare la voce di Cristo che con forza ci invita a non fermarci, non disperderci, non vagare affamati e assetati nel deserto, ove tanti animali feroci sono pronti a sbranarci. Che cosa cerchiamo? Perché siamo abbagliati sino alla cecità dalle cose del mondo che passano e non dalle cose dello spirito che non muoiono?

Vogliamo cominciare veramente a vivere? E allora esploriamo la nostra coscienza, rivediamo il nostro modo di agire.

Cerchiamo di amare nella luce della verità, ma facciamo presto perchè presto è già tardi.

Prendiamo sulle spalle il fardello dei nostri pesi e andiamo verso la promessa. Non lasciamoci prendere dalle paure. Gesù è con noi e quando siamo stanchi prenderà su di sè i nostri pesi. E più vicino di possiamo immaginare. Ha il corpo, le braccia, le gambe, la bocca ed è in ogni uomo che apre il suo cuore alla sua grazia ed è pronto a servirlo.

Questa umanità stanca, sfiduciata, povera e malata oggi può salvarsi perché l'amore di Dio vince ogni crudeltà e indifferenza. Perché se è vero che ancora c'è tanto male e Gesù continua a versare lacrime di sangue sulla Croce, è altrettanto vero che lo Spirito Santo suscita ogni giorno nella chiesa numerosi messaggeri e buoni pastori di anime sui quali Dio manifesta la Sua Santità e la Sua gloria.

Essi vanno per il mondo a consolare, guarire e liberare le pecorelle smarrite e sole. Io ero una di queste pecorelle

Ero caduto in un profondo burrone, piangevo e mi disperavo. Poi Gesù ha avuto compassione delle mie lacrime e mi ha fatto incontrare uno dei suoi messaggeri: padre Matteo, che mi ha tirato fuori dalla fossa, ha fasciato le mie ferite e mi ha tenuto al riparo dai lupi affamati.

Con le sue preghiere ho trovato la luce per rischiarare la mia anima e la gioia per amare e glorificare il Signore. Per questo non posso, non debbo tacere le meraviglie che Gesù compie ogni giorno attraverso di lui. Tutti devono sapere, specialmente quelli che hanno perduto la fede e vivono nell'indifferenza! che Cristo non è morto ma ogni giorno è in mezzo a noi, vicino ai sofferenti per i quali prepara il regno della gloria Certo il Siracide ci ricorda di non lodare un uomo prima della morte perché un uomo si conosce veramente alla fine (Sir.11,28) ma le opere che il Signore ha compiuto e compie in padre Matteo sono così straor­dinarie che non posso non glorificare la potenza di Dio.

Mi colpisce soprattutto la tenacia con cui cerca di trascinare, come un fiume in piena, anime a Cristo. Non conosce riposo, non deve fermarsi. Sa che ogni momento potrebbe essere prezioso per salvare un'anima, per ridare speranza e dignità ad una creatura che si sente terribilmente sola, abbandonata da tutti e perduta per sempre. Lo seguo tutte le volte che mi è possibile, nelle sue conferenze, nei suoi insegnamenti, nelle preghiere di liberazione e di guarigione, nelle omelie, e ogni volta è come sentire la voce di Cristo che parla al mio povero cuore perché mi converta e non abbia a temere. La sua opera missionaria mira a liberare gli uomini dalle angustie, dalle paure, dalle sofferenze, dalle depressioni. Egli vuole soprattutto far comprendere che molti mali di cui soffriamo e che non ci danno respiro, sono soltanto malattie dell'anima e perciò dobbiamo curare l'anima se vogliamo risanare anche il corpo.

Ho assistito a tanti di quei prodigi che non mi è più concesso dubitare della costante, amorevole presenza di Gesù nel mondo. Sono episodi straordinari che debbono essere conosciuti perché il Padre sia glorificato nella sua potente misericordia. Dio è fortemente innamorato dei suoi figli. Ha compassione di chi è calpestato, umiliato, denso, emarginato, di chi vive nella povertà e nella miseria spirituale, perciò invia i suoi messaggeri nel mondo, per restituire la voce ai senza voce, la speranza ai senza speranza; per annunziare che il regno dei cieli e vicino, per consolare gli afflitti, guarire gli ammalati, liberare i prigionieri. Padre Matteo viene a sanare le ferite dell'anima, a liberare

coloro che sono rimasti impigliati nella rete del tentatore. A lui Gesù offre le sue pecorelle, dona il bastone per condurle al pascolo, la forza per difenderle dalle fauci del lupo e la luce per riportarle nell'ovile. A lui lo Spirito Santo ha dato dei carismi forti con i quali può non solo guarire gli ammalati e consolare gli afflitti, ma anche scuotere quelle anime che ancora dormono, svegliarle da un lungo torpore e far riflettere quanti non si occupano e non si preoccupano delle cose del cielo.

    Egli cammina spesso senza una meta, ma con la consapevolezza che Gesù lo manda dove c'è bisogno di conforto e di amore. Le strade talvolta sono tortuose, buie, piene di spine, di uccelli rapaci e serpenti velenosi, ma riesce a superare tutti gli ostacoli perché sa che Cristo vive in lui e lo protegge da ogni assalto. Il Signore ha aperto i suoi occhi perché potessero vedere, il suo cuore perché potesse amare, le sue labbra potessero evangelizzare e la sua anima perché potesse vivere per il cielo. Per questo padre Matteo ottiene da Dio grazie in abbondanza e molti frutti dall'albero della vita, li mette nel suo carro e li porta ai fratelli bisognosi perché mangino e non abbiano più fame. In ogni frutto è Gesù; quando un uomo riceve una guarigione spirituale è perché ha mangiato il frutto della vita, allora non è più una pecorella ma viene a far parte dell'ovile del Padre e può pascolare libera nell’immenso prato dell'amore.

   Cristo è sceso dalla croce e cammina per il mondo con i suoi per ridare a questa umanità afflitta e terribilmente inquieta la speranza della resurrezione.

    In un'epoca in cui domina la sete di potere, l'arrivismo, la menzogna, la superbia e la guerra, Gesù vuole quasi forzare il cuore dell’uomo perché si converta e lo accolga come alimento della sua vita. E come strumento del suo progetto di salvezza, tra i tanti suoi figli, il servo Matteo con cui fa sentire le sue carezze, la forza della sua luce, la potenza del suo amore, la grazia del perdono. Quante guarigioni fisiche e spirituali avvengono ogni giorno senza che ce ne accorgiamo!

    Eppure Gesù continua incessantemente ad operare e guarire.

     Seguendo da alcuni anni padre Matteo ho veramente capito che sulla terra per stare vicino ai suoi figli, specialmente a quelli che sono fragili, indifesi, perseguitati e oppressi. È Lui che libera e salva. La vita è come un soffio di vento, un filo d'erba, un raggio di sole che si affaccia appena tra nubi nere e tempestose. Che vale rincorrere sogni proibiti? Legarsi bramosamente a tutto ciò che poi dobbiamo lasciare all'improvviso, quando non pensiamo che il padrone sta bussando alla nostra porta? Perché vogliamo perdere la vita eterna un piacere mondano? Gesù prepara la nostra salvezza. Lasciamo che entri nel nostro cuore, facciamogli spazio. Non tiriamoci indietro dinanzi alle piccole prove. Se permette le sofferenze è perché ci ama.

Niente ci appartiene, neppure un capello del nostro capo. Cosa possiamo offrire al Signore se non la nostra disponibilità ad amarlo e a condividere il peso della croce? La sofferenza non è forse un giglio profumato che innestiamo nel giardino della gloria? Non ci rende belli e puri dinanzi agli occhi del Padre? Quanti cuori di pietra colpiti da una prova all'improvviso si cambiano in cuori di carne!... Quanta gente provata dal dolore, all'ascolto della parola di padre Matteo, si sente profondamente toccata da una forza misteriosa che la spinge subito verso la strada della verità!... E come si potrebbe spiegare tutto questo se Cristo non fosse presente? Quante volte ho visto dei fratelli piangere di gioia, purificati da tutte le colpe, lavati dal sangue di Cristo, liberati dalla paura della morte! Quanti erano spenti, infelici, disperati e invece all'improvviso sono tornati a sorridere, a sperare, a credere, amare, ed essere luce per se stessi e per gli altri! Torniamo a Cristo: è Lui la nostra salvezza..

 

 

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