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Giovani |
Lettera aperta ad un cattolico tra di noi
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"Dio mi è testimone
dell'affetto che ho per tutti voi". Dopo qualche giorno di
"attesa" mi sento invitato dallo Spirito Santo a scrivere pubblicamente
questa lettera ad un giovane che personalmente (ahimè) non conosco ma che
vedo ogni tanto a Margifaraci. Scrivo con semplicità
e sincerità per l'edificazione del nostro movimento e per lo spirito di
unità che abbiamo e che sempre dovrebbe distinguerci. Tempo fa ho provato
un gran dispiacere vedendo in televisione durante un servizio mandato dal
telegiornale locale di RAI 3 un giovane seduto tra la gente ad un
convegno-spettacolo avvenuto ad un cinema di Palermo. Il convegno era
tenuto da una conosciutissima sensitiva-veggente americana che in diretta
parla con i defunti e riferisce cosa vogliono far sapere alle persone
presenti in sala facendo da medium e suscitando lo stupore, la curiosità
ma anche il dolore e la disperazione di tanta gente sofferente per la
perdita di un caro. Forse non dovrei giudicare nessuno, ma mi sento
ugualmente spinto a esprimere la delusione nel vedere un cattolico, che
viene ai nostri incontri - sempre aperti a tutti - , lì in
mezzo al pubblico. Credo che sia umano che l'uomo si ponga degli
interrogativi sull'aldilà, sul mondo dei morti. Ma ricordo cosa Dio ha
detto a noi cristiani:
(Genesi 3,4-5)
(Esodo 22,17) (Levitico
19,26)
(Levitico 19,31)
(Levitico 20,6)
(Levitico 20,27)
(Numeri 23,23)
(Deuteronomio
13,2-4.6) Dunque noi non siamo uomini liberi, noi apparteniamo a Gesù Cristo. Ormai non siamo più bambini, soprattutto per quanto riguarda la fede, e quindi non possiamo agire e pensare da bambini, e dobbiamo seguire Gesù Cristo, e ciò che Lui ci dice. Per questo invito il
fratello a prendere coscienza che chi conosce Cristo non può più agire con
superficialità, con banalità tanto meno partecipare ad un convegno di
spiritisti o simpatizzanti. Invito il fratello a riflettere e gli chiedo
con affetto di accettarmi e volermi bene. Come sentinelle abbiamo il
dovere non solo di controllare il gregge, ma di controllarci tra noi,
sempre fragili e peccatori. Con affetto Giuseppe Bognanni.
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