Padre Matteo La Grua l'esorcista della Noce

La sua guerra col demonio
GIACOMO CACCIATORE

Giornale: La Repubblica

 

Cercare di raggiungerlo, riuscirvi, è un esercizio di buona volontà.

La gente che chiede, che telefona, che esige un contatto diretto è tanta: quasi sempre l'attesa è d'obbligo.

Due addette allo smistamento delle chiamate sollevano il telefono con un «pace e bene», in sostituzione del più classico «pronto, chi parla?»: ascoltano, annuiscono, prendono appunti, e qualche volta sono costrette a frenare l'urgenza dell'interlocutore.

Il religioso non risponde al telefono, non per il momento. Lo si può incontrare per qualche minuto nel salone accanto alla sacrestia, il lunedì.

Per chi proprio non può rinviare, per i casi di emergenza, si può sempre provare a bussare alla porta in fondo a via Ruggerone da Palermo, sul retro della chiesa Sacro Cuore di Gesù, alla Noce.

C'è già qualcuno ad attendere, anche se soltanto per una rapida benedizione, davanti all'uscio che immette nella segreteria di Matteo La Grua, sacerdote, esorcista e animatore del gruppo carismatico di Maria del Rinnovamento nello Spirito, movimento di preghiera nato  nel ‘67 in seno alla Chiesa cattolica e fiorente a Palermo dal ‘75.
Sostando nel cortile antistante, è facile intuire, dai volti, dai modi dei fedeli, che chi arriva al Sacro Cuore porta sempre con sé una storia difficile: una delle tante che il religioso, nato a Castelbuono nel 1914 e sacerdote dal ‘37 nell'ordine dei frati minori conventuali, raccoglie.
C'è una giovane donna che parla di lui, del padre, e di come le sue parole l'abbiano salvata: lo aveva incontrato, gli aveva confidato timori,  è scampata ad un incidente stradale pochi giorni dopo.

Una famigliola - marito, moglie, figlio - attende il proprio turno con un'impazienza tutta concentrata nel modo nervoso con cui il bambino gioca a capovolgere un'automobilina nuova di zecca.
«I più vengono qui per trovare un indirizzo di luce ed una risposta», spiega La Grua. «Io sono a riposo per raggiunti limiti di età, ma è anche vero che i bisogni della gente non vanno mai in pensione. Di conseguenza, nemmeno i sacerdoti.

Qui viene gente da ogni parte della città e da tutta la Sicilia».
Piazza Noce, un ritaglio di Palermo dal cuore antico nella città modernizzata, non ha proprio l'aspetto di una meta della speranza, a eccezione di una statua recintata della Vergine, costretta a dividere lo spazio con panifici, botteghe del pesce, lambrette di ambulanti e palazzoni grigi. Tra queste due Palermo - il rione tutto vicoli e le cattedrali di vetrocemento di piazza Principe di Camporeale - la chiesa dalla facciata modesta, la sua segreteria, il salone degli incontri, sono un punto di riferimento per molti. Pochi minuti di silenzio, e già bussano alla porta, un suono destinato a ripetersi di continuo.
«E dire che oggi è quasi una giornata di stasi - avverte La Grua - Nei giorni di maggiore attività, il telefono ascolta, noi trascriviamo tutti i nomi e i bisogni immediati, e si può intercedere dopo aver chiesto l'adeguata autorizzazione».
Non parla a chiare lettere di esorcismo, padre Matteo: l'impegno spirituale per il quale è molto conosciuto a Palermo.

Forse perché, come sottolinea, «cerchiamo sempre di mettere in ombra ciò che può arrecare troppa meraviglia. È meglio lavorare con i piedi per terra. Come dice il Vangelo: non sappia la tua destra ciò che fa la sinistra».
Se c'è un modo per scuotere l'imperturbabilità di questo piccolo uomo dagli occhi vivaci, adagiato su una panca di legno e che sembra quasi scomparire nella tonaca nera troppo larga, è proprio chiedere di qualche caso specifico di possessione diabolica: «Di queste cose non parlo.  I casi sono tanti, a centinaia.

Il diavolo si presenta attraverso le opere degli uomini, e non nei cosiddetti indiavolati.

Le presenze diaboliche esistono, qualche volta si fanno avanti, ma nella maggior parte dei casi si tratta di turbe psichiche.

E queste, affidate soltanto alla cura del medico, senza preghiere, comprensione, né una voce amica, difficilmente guariscono».
Non è un caso che padre La Grua abbia studiato «un po' di psichiatria, di psicologia del profondo», come spiega.

Quanto ai leggendari esorcismi, la procedura è nota per chi si avvicina alle cose di chiesa liberandosi dell'immaginario cinematografico: «Prima di praticarli, ci pensiamo due o tre volte.

Proprio perché tante manifestazioni sono dovute a labilità psicologiche, a stati d'ansia.

Un buon esame è cercare di decifrare i trascorsi esistenziali delle persone. La migliore lezione è il contatto con la gente».
Contatto che per il religioso è diventato «massiccio», dice, in una città come questa che definisce ancora «respirabile, se confrontata alle metropoli del Nord Europa, dove il male si è inoltrato, dove c'è più frequenza di maghi e fattucchiere, in concomitanza con una perdita di valori tradizionali, familiari e religiosi che da noi, invece, ancora resistono».
«A Palermo - prosegue - ho registrato la più numerosa presenza di persone alle occasioni d'incontro e preghiera».
L'appuntamento su larga scala con i fedeli si sposta dal Sacro Cuore al centro Gesù Liberatore, un capannone capace di ospitare tremila persone in contrada Margifaraci.

Gli incontri, affollatissimi, si ripetono ogni venerdì e sabato. E l'opera di padre La Grua, sacerdote che sfida a viso aperto il male, è per lui una battaglia dello spirito: «Vi è come un'osmosi del male che si propaga. E sono i giovani aperti a nuove esperienze negative che vengono presi con estrema facilità».
Vi sono tante scorciatoie, che il sacerdote indica come pericolose, proprio perché a portata di mano.

In fondo, basta accendere il televisore. «Gli occultisti prendono campo - sottolinea - perché venendo meno la fede, l'uomo, religioso per natura, cerca altri espedienti. Imbocca vie occulte, nella speranza di provare sensazioni nuove e risolvere i propri problemi.

Ma l'occultismo non risolve proprio nulla: nel migliore dei casi, offre solo una certa soddisfazione momentanea».
Tocchiamo un tasto dolente, per chi appartiene alla chiesa, per chi vive nella chiesa.

Quel Milingo che per il Vaticano sembra quasi essere diventato un parente scomodo. Esorcista come La Grua, grande comunicatore come lui. «Monsignor Milingo?

La sua vita ha avuto una svolta particolare. Gli hanno teso un tranello, ecco quello che credo.

Mi auguro che il Signore lo assista sempre in questa scelta. Che la gente non interpreti male il gesto che ha fatto».
Da fuori, continuano a bussare.

Colpi in rapida sequenza, discreti, più bruschi, di più mani. Il telefono riprende a squillare.

I «pace e bene» si moltiplicano, a volte stanchi, a volte confortanti, dipende dai casi, dalle richieste.

Padre La Grua sembra aver tempo solo per quelle voci, e poco altro.
Una passione per la geologia coltivata negli anni che lo ha portato a partecipare a numerosi convegni. Molte le letture, ma sempre legate  alla sua missione: «I padri della chiesa, la teologia, ma anche trattati di psicologia.

Tutto ciò che è necessario per venire incontro alla gente. Sfruttando un poco i dati della scienza, ma soprattutto i dati della fede. È proprio la mancanza di fede la grande carenza d'oggi».
La porta della piccola segreteria non ha pace. A volte la gente chiama a voce alta, che si stempera in un sussurro rispettoso. Padre La Grua si volta appena, per lui è storia di ogni giorno: «Vengono qui per pregare. È un'esigenza importante.

L'aggregazione tiene lontana la solitudine, che è la prima sofferenza. È vero, oggi viviamo l'invadenza del male un po' in tutti i campi, ma credo che il resistervi sia una prova di fede nella presenza di Dio nella storia. Io sono sempre ottimista, mai pessimista. So che Dio crede nell'uomo».
Quando arriva il momento di aprire la porta, lasciare spazio a quelle voci dall'esterno, a chi non smette di bussare, è sufficiente dare un'occhiata, per constatare come il cortile alle spalle del Sacro Cuore alla Noce non sia un luogo qualsiasi.

Le due o tre persone in attesa, nel breve spazio di un colloquio, si sono trasformate in una piccola folla.

"La preghiera di Liberazione" di Padre Matteo La Grua

    Edizioni Herbita Palermo

 

 

 

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