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LODIAMO IL SIGNORE NELLA GIOIA
Il tema che oggi è proposto è tratto dagli Atti degli Apostoli 2, 46. E' la prima comunità cristiana di Gerusalemme, che è radunata come corpo formato dallo Spirito, come il corpo di Cristo che, nella gioia, loda il Signore. E' il popolo della lode. Io vorrei sottolineare questa gioia, questa semplicità di cuore, questa lode che scaturisce dallo stare insieme. Chi ci raduna è lo Spirito, che è Spirito d'Amore, e nello Spirito scaturisce la lode, la gioia, la felicità. Guardando questa comunità possiamo pensare che era una comunità felice, una comunità che realizzava un po' la Trinità qui sulla Terra, perché ogni comunità terrena è fatta ad immagine di quella celeste; nella comunione fra Padre e figlio c'è la felicità, perché lo Spirito, dono che crea la felicità, è la felicità stessa. Ora quella felicità celeste, una volta che si proietta sulla terra per opera dello Spirito, che crea in cielo la felicità, è un'immagine proprio vicina a quella d'origine, proprio vicina a quella trinitaria, ed è un'immagine della comunità cristiana dove tutte le membra sono riunite attorno al Capo e dove la felicità scende dal Capo, prende tutte le membra e mette là lode nelle membra, la lode sua. Quando noi diciamo che siamo corpo che loda il Signore dobbiamo comprendere che la lode del corpo è la lode del Capo. È Cristo che loda il Padre, che loda Dio; che ricapitola tutta la creazione in sé e si fa voce di tutta l'umanità e di tutta la creazione. Egli riconduce al Padre quella creazione che è uscita da Lui, riconduce al Padre l'umanità uscita da Lui, fatta ad immagine e somiglianza Sua. Riconduce soprattutto noi cristiani, corpo di Cristo, a Lui, al Padre, da cui discende ogni vita. Perciò, quando noi diciamo che il corpo di Cristo è lode, comprendiamo che questo corpo è unito al Capo ed è la lode del Capo, la lode di Cristo, il canto di Cristo che si trasmette a tutti noi, a tutte le membra del corpo, per cui tutto il corpo suona e canta un inno di lode, ed è la lode del Capo, in ciascuno di noi, è la lode del Capo che si moltiplica in tutti noi e che sale in alto, per opera dello Spirito che compie tutte queste meraviglie. Se noi siamo coscienti di essere il popolo della lode e di lodare Dio perché Cristo che è in noi, attraverso noi loda il Padre, noi riscopriamo la nostra identità e la nostra vocazione Siamo il popolo della lode. Prima di essere il popolo che evangelizza, prima di essere il popolo che dà aiuto agli altri, noi siamo il popolo che loda il suo Signore, e dobbiamo prendere coscienza dell'identità della nostra vocazione di Rinnovamento nello Spirito: Siamo un popolo che loda il Signore. Prima d'ogni cosa dobbiamo lodare Dio e dobbiamo attingere forza per operare in mezzo ai fratelli, forza per evangelizzare unicamente dalla lode, perché la lode è proprio quell'aggancio a Dio da cui discende la Luce, la Forza e la Vita. Senza la lode non possiamo far nulla. Dobbiamo comprendere questo. Gesù lodava il Padre. Nessuno può entrare nelle profondità delle preghiere di Gesù, nelle sue preghiere di lode. Passava le notti nella lode al Padre suo. Tutto il suo essere vibrava di amore e di lode al Padre. Ed è questa vibrazione di Cristo che viene trasmessa, quasi elettricamente, a tutti noi nello Spirito del Figlio; è lo Spirito proprio del Cristo che ci fa vibrare d'amore e ci fa pregare. Dobbiamo allora mettere in primo piano la lode nei nostri gruppi, non la lode personale (quella ci vuole pure), ma la lode comunitaria, la lode continua del corpo in preghiera, perché nel corpo è Cristo che prega, perché, uniti fra noi, noi ritroviamo il nostro vero posto di popolo unito, di fratelli che vivono insieme, stanno insieme, siedono insieme, attirano la benedizione di Dio. Qual è questa benedizione? È la benedizione con cui il Padre ci ha benedetti in Cristo Gesù per essere santi ed immacolati, lode della Sua gloria. Per questo noi siamo qui, riceviamo la benedizione che il Padre ha dato al Figlio, e il Figlio l'ha trasmessa a noi e manifesta questa benedizione di Dio nella gloria del Padre. Se siamo coscienti di questo, allora dobbiamo comprendere che il Rinnovamento, anche se non facesse altro che pregare, pregare incessantemente come corpo vivo di Cristo, avrebbe già assolto la sua missione, sarebbe una forza potente della Chiesa, una forza potente in battaglia contro tutti i nemici, una forza che certamente non può essere conculcata da nessun'altra forza, perché il popolo che loda è la forza potente di Dio qui sulla terra. Proprio per questo vorrei esortare tutti ad amare la lode comunitaria, e a prepararci alla lode comunitaria in un'adesione più profonda a Cristo Capo lasciandoci prendere dallo Spirito di Cristo, perché altrimenti il corpo (ossia la comunità) non potrà mai lodare il suo Signore. Quanto più il corpo è unito al Capo, e quanto più il corpo è unito in sé tra le diverse membra, tanto più la lode è vera, potente ed efficace. Adesso voglio leggere e commentare insieme con voi il Salmo 133: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme..." Quanto è buono (è una cosa buona) e quanto è soave (c'è qualcosa che dà un profondo gusto della vita) che i fratelli vivano insieme, o come dicono i codici migliori, seduti insieme!..." Questo "sedere insieme", "stare insieme", non significa "occasionalmente" stare insieme, ma seduti insieme, come attorno ad una mensa dove si mangia; si mangia il cibo della lode e si glorifica il Padre. Anche questo richiama l'idea di una famiglia: i fratelli riuniti intorno al Padre che imbandisce la mensa e vede tutti i suoi figli seduti attorno a sé, e la mensa diventa la gioia dei figli che si sentono fratelli fra loro. Com'è cosa bella e gioconda la ricostituzione della famiglia umana attorno al Padre celeste. Cristo è. venuto appunto per ricostruire la famiglia umana. Egli raduna il popolo disperso, raduna le pecorelle disperse; le raduna perché formino un solo corpo: l'immagine dell'ovile, in cui tutte le pecorelle, prima disperse per i monti e per le valli, sono radunate (come tutte le altre immagini in cui c'è quest'unione di Gesù con i suoi fratelli). Ecco l'immagine che ricorre in questo Salmo, e che noi vogliamo vedere nelle nostre comunità, per sentire la gioia di sedere insieme. Prendevano con letizia i pasti insieme, con semplicità di cuore; insieme frequentavano il Tempio. Erano assidui, cioè seduti, gli uni accanto agli altri; sedevano sempre insieme. Se noi realizziamo questo, la benedizione di Dio scenderà su di noi; qui sarà la benedizione, la benedizione per sempre. Sedere insieme è sentire la gioia di stare insieme. Allora è il corpo, che è compatto, è unito ed è forte. Se siamo uniti fra di noi, quanto più siamo uniti fra di noi tanto più siamo forza; quanto più diverse persone sono unite, tanto più sono vitali. Dio è intimamente unito: Padre, Figlio e Spirito Santo sono così intimamente uniti da essere sorgente della vita, la vita stessa. Quanto più siamo uniti, tanto più siamo vitali, siamo vita; e la vita trionfa sulla disgregazione e sulla morte. Tutto questo, come dice il Salmo, non solo è bello ma anche è soave, come olio profumato che scende sul capo, sul capo d'Aronne, sulla barba, sulle vesti di Aronne; olio della grazia, della gioia, della vita, profumo che inebria la casa, che inebria la comunità, che inebria il luogo dove si raduna la comunità, come il profumo che inondò la casa di Betania quando Maria spaccò il vaso d'alabastro, dove si conservava il nardo prezioso, e la casa fu piena del profumo. Il profumo di una comunità in preghiera trabocca anche all'esterno, e tutti guardano questo popolo che loda il suo Signore, come avviene, appunto, negli Atti: tutto il popolo non osava mescolarsi a loro, ma guardava attorno il popolo d'Israele, per vedere quello che succedeva in questa comunità, che era inebriata!... Questo faceva breccia nei cuori. Noi dobbiamo fare breccia nell'essere uniti. Da questa unione intima che c'è tra di noi, mentre lodiamo il Signore, faremo salire a Dio il profumo del nostro amore, e sarà come la rugiada dell'Ermon, la rugiada che scende dalla montagna dell'Ermon sui monti di Sion. È importante la conclusione del Salmo: "Il Signore dona la benedizione e la vita per sempre". Quando noi siamo nell'unione, e siamo un popolo in lode, discende la benedizione di Dio; là noi siamo benedetti da Dio; là si realizza quello che è detto agli Efesini, nel Prologo: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo". La benedizione del Figlio scende su di noi se noi siamo uniti nella lode come corpo di Cristo. Come comunità dobbiamo lodare il Signore con letizia e semplicità di cuore. Vorrei fermarmi un poco sulla letizia, perché appartiene al nostro ministero far comparire la letizia, la gioia, questo dono dello Spirito Santo che caratterizza il Rinnovamento nello Spirito. Siamo il popolo dell'Alleluia, il popolo della gioia. Quando, per la prima volta, un'estraneo viene nei nostri gruppi, è colpito dal clima di gioia che regna nell'assemblea, che regna nel gruppo quando stiamo insieme e quando lodiamo il Signore. È una meraviglia che resta nel cuore, fa breccia nel cuore, e quelli che vengono per la prima volta si domandano: Ma perché questa gente è nella gioia? O sono pazzi, oppure trovano qualche cosa... C'è stata una domanda che in questi giorni hanno fatto in una discussione alla televisione: Qual è la vera religione? E uno ha risposto che la vera religione è quella che rende felice un popolo, che rende felice chi la pratica. Noi se siamo felici, se siamo nella gioia, diamo un segno che l'abbiamo trovata, che la vita cristiana, vissuta intensamente nello Spirito, è la vera religione. E anche questo è un argomento apologetico, è un mezzo per presentarci agli uomini, per affermare che la vera religione è quella nostra, perché, quando è vissuta bene, rende felice chi la pratica. Se noi, nei nostri gruppi, mostriamo il volto della gioia, la letizia straripante, anche in mezzo alle difficoltà. diamo l'idea che veramente noi abbiamo trovato la vera religione, pratichiamo la vera religione: abbiamo trovato Dio, quel Dio a cui tutti tendiamo e che è in fondo a tutti gli esseri umani, perché, fatti da Dio, tendiamo sempre a Lui, anche quando tendiamo alle altre cose che non sono Dio. È sempre la sete della vita vera, la sete dell'amore, che spinge l'uomo verso l'oggetto della propria felicità. Forse possiamo sbagliare strada, ma noi cerchiamo la felicità, e quando noi siamo felici, quando siamo nella gioia, dimostriamo che il tesoro l'abbiamo trovato, il bene l'abbiamo trovato, l'amore l'abbiamo trovato, la verità l'abbiamo trovata. È su questo punto che io vorrei insistere, perché c'è tanta differenza tra un popolo che va alla messa la domenica e sta lì, raccolto davanti al Signore, ma dopo avere assolto il proprio dovere domenicale esce muto e va per le sue faccende, e un popolo invece che, assistendo al santo Sacrificio della messa, canta con gioia, prega nella gioia. Sono due diversi modi ricorrenti di assistere alla preghiera: il primo è quando si va in chiesa, si va alla preghiera e poi si esce tali e quali, cioè come eravamo entrati: non è rimasto nulla dentro di noi e ritorniamo dopo aver compiuto un dovere, uno dei tanti doveri abituali. Altra cosa è invece quando noi usciamo da quel luogo raggianti, pieni di luce, perché ci siamo incontrati col Signore.
Padre Matteo La Grua
SAN GIUSEPPE

"Ecco il Servo saggio e fedele, che il Signore ha posto a capo della sua Famiglia"
(dalla Liturgia)
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Il 15 Agosto 1989 Giovanni Paolo II ha firmato l'esortazione apostolica: Redemptoris Custos "sulla figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa". Dopo aver delineato il quadro evangelico (sottolineando in particolare il matrimonio di Giuseppe con Maria), ricorda gli episodi che fanno di Giuseppe un vero "depositario del mistero di Dio" e poi ne ripropone le qualifiche di uomo giusto, vero sposo della Vergine, lavoratore, contemplativo e patrono della Chiesa del nostro tempo.
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San Giuseppe è anche patrono delle famiglie, dei lavoratori, dei moribondi, padre della provvidenza, custode della purezza.
GRAZIE, PADRE
MATTEO
Il soffio di Dio si è posato sul cuore di una madre e l'amore ha prosperato sino a portare al mondo una creatura che doveva appianare le colline, abbattere le mura, superare le montagne, consolare gli afflitti e donare la pace a quanti erano tormentati, perseguitati, calunniati e imprigionati. Il soffio di Dio si è posato su un bambino, perché conoscesse la parola del Padre e la facesse conoscere a quanti vivevano nel buio, nell'amarezza e nella sconfitta. Poi venne il sole e si è posato su tanti cuori stanchi, e ha fatto meraviglie. Padre Matteo, non vi sono parole per dire grazie al Signore di quanto ha operato attraverso la sua umile persona, attraverso il suo cuore, la sua parola, il suo amore, il suo instancabile donarsi ai sofferenti. Non ci sono parole, per ringraziare Dio, per questo dono meraviglioso che ci ha fatto d'averla con noi, ancora oggi, all'età di 87 anni, nel giorno del suo compleanno, bello, splendente, gioioso, vigoroso nello spirito, anche se avanti negli anni. Benediciamo il Signore, perché abbiamo la gioia d'averla incontrata, conosciuta e amata con cuore sincero. Le vogliamo tutti bene: rimanga a lungo con noi, perché lei è la nostra forza; anche se non lo sappiamo, anche se non comprendiamo questi momenti di grazia. Ma lei è il nostro pilastro, la guida, il pastore, il maestro di vita; ci aiuta con lo sguardo, con la parola, con un consiglio, con la presenza, la dolcezza, la preghiera, la forza della fede. Padre, il nostro amore per lei è grande e non sappiamo come dimostrarglielo; sappiamo, pero, che siamo nel suo cuore, che lei ci ama e non fa discriminazioni, perché nel suo cuore abita il cuore di Gesù e nel cuore di Gesù ci sentiamo tutti amati. Quello che dico lo dico nella verità, nella lealtà e nell'amore. Lei è la nostra vite e noi siamo i tralci. Riusciamo ancora ad essere vivi perché lei ci rende vivi. Siamo forti perché lei è la nostra forza. Cristo non vuole lasciarci soli. Non è tempo di fermarsi, perciò vada avanti, percorra la strada che il Signore le ha tracciato, e tutti verremo dietro di lei. Conosceremo la sorgente che dona l'acqua pura, e la dona in abbondanza, e non avremo più sete, né fame, né paura, perché Cristo colmerà la nostra solitudine, ristorerà le nostre ossa infiacchite e rimarginerà le nostre ferite. Lei è importante per la nostra vita, è un punto di riferimento per tutti, è l'occhio vigile e attento contro gli assalti del nemico. Lei ci aiuta a camminare sulla retta via, a non distrarci, a non disperderci; ci aiuta ad amarci. Abbiamo ancora bisogno della sua presenza e della sua buona salute. Non è tempo di partire. Le rondini hanno già preso il volo per andare in altri lidi, ma lei, padre mio, rimanga qui con noi, perché non è tempo di volare. Qui in mezzo a noi troverà il cibo buono con cui poterci sostenere. Qui troverà l'acqua buona con cui poterci purificare, lavare e benedire. Padre, se mai la sofferenza la coglie all'improvviso e si sente piccolo e solo, stanco, affaticato, abbandonato, non deve temere nulla, perché noi siamo nel suo cuore, lei è nel nostro cuore e Cristo è nel cuore di tutti. Tutti insieme formiamo il cuore di Cristo e preghiamo lo Spirito Santo perché le dia la buona salute e la forza per guidare il gregge nel recinto del Padre, perché non smetta di soffiare nella sua anima e nel suo spirito e di fortificare il suo corpo, per potere ancora camminare per i fratelli che aspettano e sognano una vita diversa, una vita fatta di amore, di pace, di giustizia e di gioia!... Il sole non ha smesso ancora di risplendere in tutta la sua persona. L'amore di Dio lo ricopre ogni giorno della Sua grazia e lo riveste della Sua benevolenza. Lei indossa ancora la veste bianca e guarda a tutti col sorriso del Padre. Le sue mani sono candide ed è una gioia poterle stringere. E' una gioia starle vicino, ascoltare i suoi insegnamenti che aprono la mente e il cuore sempre più alla conoscenza di Cristo e alla comprensione della Sua venuta nel mondo. Grazie per questi 87 anni di storia di Cristo nella sua vita e nei sofferenti, per questi anni donati al Signore con gioia, con umiltà, con forza e con amore. Questo tempo, padre mio, è il tempo della storia, e finirà come tutte le cose. Come sarà bello, invece, alla fine dei suoi giorni, poter dire a Cristo che le verrà incontro: "Gesù, finalmente sei qui. Come sei bello!... Non immaginavo che fossi così bello. Gesù, come sei buono!... Non immaginavo che fossi così buono. Chiudimi nel tuo cuore". Sì, è bello tutto questo, è veramente bello! Chi non ha compreso il perché della vita e il perché della morte, è già morto. Ma chi ha dato la sua vita a Cristo come ha fatto lei in tutti questi anni, è un uomo vivo e per sempre. Coraggio, padre mio, avanti, sempre più avanti. Lei è anziano, ma solo negli anni, perché il suo spirito è più giovane di quello di un bambino. Per questo tutti ancora pendiamo dalle sue labbra e attingiamo alla sua bocca per sfamarci e dissetarci. Siamo tutti vicino a lei per donarle forza e ricevere forza. Inizia un nuovo giorno per tutti; vogliamo continuare a camminare verso la luce sino al tramonto del sole, finché la sera non ci colga stanchi e ci addormenti tra le braccia di Dio. Lei continua ad essere la nostra vite e noi i tralci. Nessuno di noi si potrà mai disseccare se la linfa che lei trae dal cuore di Cristo passa per i nostri cuori e forma la vite santa dell'amore dì Dio.
Palermo, 15 febbraio 2001
Salvatore Li Bassi
L'ANGOLO DELLA POESIAUN "PRUGETTU" PI PATRI MATTEU...
Venerdì sira mi circò me' frati: iu era a Margifaraci e iddu si misi u cori 'n paci. Richiamò sabatu me' cugnata: putia pinsari ca tu era ddà c'a matinata? Ci fu 'u ritiru, duminica, tutta 'a iumata, e-gghìu a buca puru 'a terza telefonata! Chi nni sapi 'a genti picchi vinemu a' comunità? Nni disintossicamu d' 'u mali nostru e di l'umanàà! Pigghianiiu spuntu di 'sta situazioni mi vinni 'na speci d'illuminazioni e haiu 'na pruposta di fari a Patri Matteu e la chiamassi "Prugettu Morfeu", picchi si tratta di condividiri puru 'u sonnu ccà cu i fratelli d' 'a comunità: ognuno porta 'na branna,un matarazzu o un saccu a pilu, iddu ci metti 'a priera e nni duna asilu, tantu. . . 'u largu a Margifaraci c'è e n'accummiramu a com' è-ggh'è!...
Laura Chifari
INGRATITUDINE Nun mi canusci cchiù
Vinia 'na 'attaredda spilacchiata darreri a la me' porta a picchiuliari; l'ossa di fora, lu nasu ciunnatu, lu purtamentu d'armalu affamatu, e si facia la vuci lamintusa ca iu pi forza m'aveva 'affacciari. Lu vicinatu l'assicutava, però nun c era versu ca si nni java. -Chi voi, mucidda, picchì chiami a mia? - E idda piatusa si facìa e mi taliava cu tantu disìu recitannu 'u rusariu di miu-miu. E iu, tuccata di tantu priari, ci prisintava i reschi pi manciari. Idda 'n-t-on lampu lu piattu puliziava, si liccava li baffi e si nni java. Quannu a la casa mi virìa turnari chi granni cursi ci virìavu fari, e mi girava 'ntornu lesta lesta facènnumi muìni cu la testa. 'Sta faccenna durò pi misi e misi, finu a quannu la 'atta carni misi e lu so' pilu, prima 'ncinniratu, lustru si fici ca pari argintatu. Ora la genti di lu vicinatu nun l'assicuta, ma la voli 'o latu; e nun c'è cchiù bisognu di muciari. darreri a la me' porta pi manciari. Ammàtula l'aspettu la matina, nun sugnu cchiù la santa sua di prima; e si mi viri passari pi la via nun si scumponi e mancu mi talia. Ora ca lu pitittu nun c'è cchiù la 'atta a mia nun mi canusci cchiù.
Lia Megna
Spesso tanti di noi ci comportiamo come questa gatta:quando non abbiamo più bisogno del Signore, non lo cerchiamo più.
CENTRO DI ASCOLTO GRIS
Funziona anche a Palermo un Centro di ascolto Gris (Gruppo di Ricerca e di Informazione sulle Sette). Riconosciuto dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 1990, è presente nell'Arcidiocesi di Palermo dal 1994. · E' un servizio di volontariato aperto a persone o famiglie in difficoltà a causa delle Sette. · Accoglie ed aiuta coloro che, dopo l'appartenenza ad una setta, desiderano riscoprire la fede ed essere sostenuti nel loro cammino di ricerca. · Si avvale della consulenza di una équipe di specialisti (religiosi, medici, psicologi, legali...). . il centro è aperto il martedì dalle 9.00 alle 13.00 e il mercoledì dalle 17.00 alle 19.00. Per informazioni: Centro G.R.I.S., via Roma, 59/a -90133 Palermo Tel. e fax 091.6162442. E-mail: gris.palermo@tin.it
AVVISOAccogliamo con fraterna gioia e con spirito di cristiana spiritualità tutti i fratelli che, isolatamente o a gruppi, vengono in questa casa di preghiera per partecipare ai servizi di lode e d'intercessione, Dichiariamo, però, che non abbiamo nessuna parte nell'organizzazione di gruppi che, in pullmann o con altri mezzi, vengono dai diversi centri della Sicilia per partecipare alla preghiera, e che non gradiamo nessuna offerta né in denaro né in natura da parte degli Organizzatori a nome dei detti gruppi.
Palermo, 1 marzo 2001. Per il Pastorale di servizio P. Matteo La Grua
PENSIERI SALUTARI
Quando vedi portare al cimitero qualche defunto, pensa seriamente: Anch'io morrò!… Quando?… Non lo so; certamente quando meno me lo aspetto!… Che gioveranno nel giorno della morte i piaceri presi, il denaro guadagnato, le vanità godute, le mie amicizie più care?… Tutto dovrò lasciare! Porterò con me solamente le opere buone, oppure le cattive!
Non è la morte che deve farmi paura, bensì il Giudizio di Dio! Nel posto stesso dove morrai, vedrai Gesù Cristo e dovrai dargli stretto conto del bene e del male fatto in vita. Da tale giudizio dipenderà la tua eternità: o sempre felice in Paradiso o sempre a penare all'Inferno.
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