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UNA GIOVANE VITA DONATA AL SIGNORE
Ho letto con vivo piacere il recente lavoro di P. Alfonso Pompei e P. Matteo La Grua su Fra Luigi Lo Verde, frate minore conventuale, in "Itinerario Spirituale negli scritti", Palermo 1999. L'ho trovato interessante, utile, capace di suscitare sentimenti di bontà, di amore, di carità e soprattutto di purezza. La vita di Fra Luigi è un monito per tutti affinché sappiamo vivere nel candore e difenderci dalle passioni che consumano lo spirito. Attraverso l'esame attento, meticoloso dei suoi scritti (lettere ai familiari, ai padri spirituali, propositi e annotazioni su santini e altri) gli autori sono riusciti a darci un'immagine completa della vita di quest'anima tutta votata all'amore del Cuore di Gesù, ma hanno saputo anche entrare nel suo cuore, ne hanno esplorato l'anima e lo hanno seguito passo passo in tutti i suoi movimenti come se fosse stato veramente vicino a loro, come se lo avessero conosciuto. Le pagine del testo sembrano narrare non solo la storia di un'anima, ma di tutte le anime che hanno fatto un cammino di grazia e di spiritualità. L'amore che il frate prova per i familiari va oltre l'amore umano, è la preoccupazione di chi scopre che la vita è davvero un ponte che porta a Dio e bisogna farsi belli prima di arrivare a Lui, perciò vorrebbe che tutti conoscessero solo la strada che conduce a Cristo per vivere nella purezza e nella castità. Da qui i suoi continui consigli a cercare sempre Gesù, a nutrirsi della santa Eucarestia e a non perdere mai la Santa Messa per sfuggire alle insidie che ogni giorno il nemico tende alle creature deboli e indifese. Gli scritti di questo giovane frate sono preziosi per coloro che cercano di dare un senso alla propria vita, che cercano delle risposte ai tanti dubbi di fede che li assalgono, ma soprattutto di uscire fuori dalle brutture della loro esistenza e di vivere in un'atmosfera di pace, di santità e di purezza. Queste pagine possono aiutare il credente ad essere più credente e il non credente a domandarsi cosa mai abbia potuto spingere un ragazzo a cercare ed amare con tanto ardore la vita religiosa, a rinunciare al mondo per essere di Cristo, a innamorarsi di Lui per vivere nella gioia dello Spirito, a cercare a qualsiasi costo la santità, pur attraversando un cammino difficile, pericoloso e pieno di spine. Ma cosa può spingere un servo del Signore ad essere sempre più servo se non il grande desiderio di contemplare il Suo volto? In fondo quando il suo cuore si apre al cuore dei fratelli, delle sorelle, dei padri spirituali non fa che aprirsi al cuore di Dio e avvicinarsi sempre più alla Sua grazia. Ma anche noi, alimentandoci degli esempi di chi ha saputo offrirsi al Signore, troviamo la forza per crescere nella fede e per vivere nell'amore verso i fratelli. Chi legge la storia di questo figlio prediletto del Signore entra nel mistero del cuore di Cristo, rimane con Lui e gusta le gioie della Sua grazia. Tutto ciò che Fra Luigi ha visto con gli occhi del cuore ce lo trasmette con gioia e noi possiamo aprirci a nuovi orizzonti di conoscenza e avvicinarci verso un cammino di verità e di luce. Insomma queste pagine hanno il sapore dell'amore di Gesù, ci riportano all'alba della nostra vita, ci fanno vedere un sole che splende sopra i nostri occhi e polverizza la nostra cecità, ci fanno scorgere quei vizi e quelle passioni che ci hanno resi schiavi del maligno, ma ci danno anche la luce per camminare verso la libertà, ci danno quegli stimoli necessari per lasciare l'uomo vecchio e tornare bambini alla ricerca della sincerità, della lealtà e dell'innocenza. Oggi Fra Luigi, che ha donato tutta la sua giovinezza alla purezza, che ha cercato e sognato il Signore, è in mezzo a noi, ci sostiene con la grazia del Padre e vive l'eterna giovinezza e la primavera che non tramonta nei regno della gloria. Questo lavoro potrà essere certamente utile non solo a quanti sono nel cammino della fede ma soprattutto a quei giovani che hanno intrapreso un cammino vocazionale perché non si smarriscano nell'ora della prova ma, traendo l'esempio da Fra Luigi, possano continuare imperterriti a cercare la via del Signore. Le pagine di questo scritto aprono gli occhi alla conoscenza di Dio fanno vedere al di là di ciò che ognuno può vedere: é fanno assaporare la tenerezza di Gesù bambino. Sono pagine piene di luce per quanti a volte dubitano, si fermano e non hanno il coraggio di proseguire sulla strada della santità.
Salvatore Li Bassi
VITA DEI CENACOLI
Relazione cenacolo "Betlemme" che si tiene a casa di Enrico Emanuele
Domenica 5 Marzo 2000, in concomitanza con il Giubileo della comunità della Noce, abbiamo deciso di passare tutto il giorno insieme con tutti i partecipanti al cenacolo. Ci siamo radunati alle ore 9 nella chiesa del "Sacro Cuore" alla Noce per la celebrazione della S. Messa. Quindi ci siamo trasferiti a casa di Enrico per un'"agape". Prima abbiamo letto una catechesi di p. Matteo il cui tema era. "la comunità", che era stata precedentemente sbobinata, rimandando però la condivisione della parola al giorno del cenacolo (martedì). Questo insegnamento si rifà alla prima comunità che nacque dopo la Pentecoste, che si fondava sulle quattro colonne; la comunione di vita, la preghiera insieme nel tempio, l'ascolto della parola degli apostoli, la frazione del pane (Eucaristia). Questa comunione-comunità deve essere un modello per noi. Poi tratta delle nostre comunità, dei cenacoli, dei ministeri, e di tutto ciò che impedisce o che favorisce la vita di una comunità. Quindi si è svolta l'agape sul modello di un'agape, elaborata da p. Matteo, che si è tenuta al centro Gesù Liberatore nel 1994. Abbiamo quindi condiviso il pasto in un clima di letizia e di gioia, e poi siamo andati all'appuntamento con la comunità nello spiazzo antistante la cattedrale, e in processione siamo entrati a celebrare il Giubileo. E' stata una giornata molto bella, durante la quale alla gioia di stare insieme e di condividere i pasti, si è unita la riflessione sul nostro impegno nella comunità, perchè è nella comunità che il Signore ci ha chiamati, innanzitutto, a vivere il nostro cristianesimo. Il tutto nel clima festoso del giorno di grazia del nostro Giubileo, che ci introduce a vita nuova nella remissione dei peccati e nella riconciliazione con Dio e tra di noi. Di tutto questo rendiamo. grazie a Dio, e al nostro pastore (p. Matteo) che, con amore e pazienza, ci conduce nella forza e nella luce dello Spirito Santo. Alleluja!
ESSERE COMUNITA'
Signore, mi chiami ad essere comunità, tu mi vuoi con gli altri non per star meglio, né per essere forte, ma per essere vero, autentico.
La comunità è forte se spera, la comunità è vera se ama, la comunità è santa se ognuno è santo.
Essere comunità è esistere per gli altri, incontrarti negli uomini, pregare con essi, dare ragione della propria speranza.
Solo così avviciniamo a te Coloro che la fede ancora non hanno ricevuto, possiamo risvegliarla in coloro che la stanno perdendo, possiamo sostenerla in coloro che la conservano a fatica.
Saremo.. tuoi testimoni non nella misura di ciò che diremo ma di ciò che saremo, e di ciò che faremo per renderti credibile agli occhi degli uomini.
SIAMO FATTI DI CORPO, INTELLIGENZA ED ANIMA
L'uomo, pur nella sua unità di persona, è dotato di corpo, intelligenza ed anima. Il corpo è la sede di questa triade umana, l'anima è il soffio vitale, ossia la vita stessa, infusa da Dio al momento del concepimento; l'intelligenza ha (o dovrebbe avere), per così dire, una funzione direttiva di controllo, di guida e di protezione, nei confronti del corpo e dell'anima. Lo squilibrio che spesso si nota nella vita degli esseri umani deriva da un eccessivo interesse nei riguardi del corpo e dei bisogni materiali contingenti, a scapito delle necessità dell'intelletto e dello spirito, che sono meno appariscenti, ma non meno profonde ed importanti per la realizzazione unitaria, totale ed eterna dell'uomo. Ci sono, è vero uomini di cultura che curano di più la sete e la curiosità dell'intelletto che i bisogni del corpo e dello spirito; o creature innamorate di Dio che poco si curano dei bisogni materiali o di rivolgere la mente ad altri interessi. Ma queste due categorie sono una sparuta minoranza. La maggior parte dell'umanità si preoccupa soprattutto di assicurarsi i beni materiali (anche ai di là delle reali necessità), di appagare i vari desideri del corpo, trascurando spesso i bisogni della mente e dello spirito. L'ideale sarebbe un equilibrio tra queste esigenze, ma questo di solito, manca. Vediamo cosa accade nelle famiglie. Molti genitori si preoccupano di far mangiare bene i figli, di vestirli bene, di accontentarli anche nei loro capricci. Se si ammalano si preoccupano (giustamente) di farli guarire al più presto. Se però non vanno in chiesa e non si istruiscono nella parola di Dio, se leggono poco o nulla, o leggono libri e riviste immorali, o seguono alla TV programmi insulsi o scandalosi, non si preoccupano più di tanto. Eppure, alla fine della vita, Dio chiederà a ciascuno di noi: "Che uso hai fatto del tempo che ti ho dato i.. vivere? Che uso hai fatto del tuo corpo? Lo hai usato come tempio dello Spirito, o lo hai profanato in vari modi? Hai usato la mente per conoscere, amare e servire Dio, o per appagare inutili curiosità? Hai applicato l'intelligenza per realizzare qualcosa di buono per il tuo prossimo o l'hai rivolta a danno dei tuoi simili? Hai avuto cura dell' anima tua, che era il bene più prezioso, o sei vissuto con lo sguardo rivolto solo alle cose terrene, come se l'anima non esistesse? Hai saputo condurre a me i figli che ti ho dato? Queste domande, sicuramente, ci saranno rivolte dal nostro Giudice Eterno. Non vi nascondo che quando penso a questo grande incontro col mio Signore non mi sento del tutto tranquillo. Non so di voi, ma a me capita spesso di pensare alla parabola dei talenti. Diceva Platone: "Scopo dell'educazione è di dare al corpo e alla mente del fanciullo tutta la bellezza e la perfezione di cui sono capaci E gli antichi Romani riassumevano l'equilibrio della vita nell'avere la mente sana in un corpo sano ("mens sana in còrpore sano"). Ma gli antichi Greci e Romani non conoscevano ancora Cristo. Se lo avessero conosciuto avrebbero completato il loro ideale educativo così "Mente sana, in corpo sano, in anima sana". Per noi che abbiamo conosciuto la Buona Novella il modello ideale di adolescente rimane Gesù che, sotto la guida sapiente ed amorosa di Giuseppe e di Maria, cresceva sano nel corpo, nella mente e nello spirito: "Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui" (Luca 2, 40). E ancora in Luca 2, 52: "E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini". E' auspicabile che, nel terzo millennio, la Famiglia, la Scuola é la Chiesa, insieme con altre istituzioni sociali, in sintonia di intenti, realizzino questa formazione tridimensionale dell'uomo, sforzandosi di dare al corpo, alla mente e all'anima di ciascuno "tutta la bellezza e la perfezione di cui sono capaci".
Luigi Ricotta
Non è secondo principi di sana economia domestica lasciare i figli ricchi di beni e poveri di spirito. Silvio Pellico
Sentir. . e meditar; di poco esser contento, dalla meta mai non torcer gli occhi; conservar la mano pura e la mente; delle umane cose tanto sperimentar, quanto ti basti per non curarle; non. ti far mai servo; non far tregua coi vili; il santo Vero mai non tradir; né proferir mai verbo che plauda al vizio, o la virtù derida A. Manzoni
Considerate la vostra. semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza Dante
RIVIVIAMO LA PASQUA CON GESU' E CON MARIA
(Da una lettera del Servo di Dio Fra Luigi Lo Verde, seminarista di 16 anni, ai suoi genitori)
Montevago 10/4/1927
Carissimi Genitori
Buona Pasqua! Questa nuova occasione mi si presentata per dirvi brevemente due paroline sui Dolori, sull'Amore, sulla Misericordia e sulla Gloria di Gesù e Maria. E ciò io dico perché ho letto in un libro essere di molta consolazione al Cuore S.S. di Gesù il vedersi compatito dalle sue anime, ricordando la sua Passione o col parlarne o meditandola; di poi, sebbene tutto ciò che io vi scrivo lo sappiate, tuttavia non è male il ricordarvelo, per compatire il tanto afflitto, abbandonato, dimenticato ed oltraggiato Gesù. L'Amore e la Misericordia di Gesù adunque si mostra fin dalla sua incarnazione, ma in modo principale negli ultimi periodi della sua vita mortale, quando cioè si reca amoroso a visitare la sua prediletta Gerusalemme, gli abitanti della quale città l' hanno ricevuto in festa innalzando inni di lode a Gesù Nazareno, sventolando per mano dei bambini, palme e rami di ulivi, insomma con ciò sembrava di ricambiare l'amore di Gesù, ma no, tal ricambio non l'avrà accettato perché era effimero e momentaneo e poi perché Gesù sapeva e conosceva la loro futura perfidia, difatti furono loro che dopo soli sei giorni lo vollero condannato, flagellato e crocifisso. Tale visita appunto succede con alcune anime, entro cui Gesù, fuoco consumatore, scende sacra-mentalmente, ed esse o che rimangono affatto le medesime tiepide e fredde o che peggio Lo ricevono nel cuore con slancio momentaneo, con un amore che subito si spegne e ciò altro non è che ipocrisia e quindi continua offesa, anzi ferite al Cuore amabile di Gesù. Non sia mai così per noi, se no ci rassomigliamo a Giuda, che prima ricevè Gesù nel cuore e poi lo tradì, ma invece il nostro amore per Lui dovrà essere intero, senza riserva alcuna, ma sempre vivo, eterno, infinito. Lo dobbiamo ricevere al più presto possibile, ben preparati e, ricevutolo, promettergli sempre nuovo amore ed eleggerlo Padrone assoluto e Re dei nostri cuori, senza riserva alcuna. Per altro non è stato appunto il suo Amore e la sua infinita Misericordia, come ho detto, che lo fè partir dal cielo e prender quaggiù umana carne dall'umile pura Vergine Maria, la quale ahi! quanti disagi, dolori acerbissimi dovè anch'essa subire con spade e ripetute morti al suo SS. Cuore per noi... suoi figli indegni? E non è stata forse la Carità e Misericordia dell'Uno e dell'Altra che li fece penare acerbamente, quando Gesù, per dare inizio alla sua dolorosa Passione, dov'è pallido e triste distaccarsi dalla sua afflitta e svenuta Madre? Dovè distaccarsi da Maria e poi andò al Cenacolo, ove istituì la SS. Eucarestia. E ciò è la principale manifestazione d'amore di Gesù per noi, che cioè dovendo Egli partirsi da questa terra, non ci ha voluti lasciare soli, ma ci ha lasciato tutto il suo Corpo e il suo Sangue, tutto se stesso; quando nell'Orto, pregando il Padre, sudò sangue, e quasi tramortì al pensiero della sua Passione, rassegnandosi però alla volontà del Padre suo? quando tu da Giuda tradito e con un bacio Lo consegnò in mano dei suoi nemici? quando, abbandonato da tutti, fu condotto da un tribunale all'altro, deriso, schiaffeggiato, coperto di sputi, pugni e calci, qual vile malfattore, soffrendo Egli tutto con umiltà e mitezza, per cui faceva più irritare i suoi manigoldi? quando, trascinato alla colonna fu ivi strettamente legato, fortemente e crudelmente flagellato, e divenuto tutto una piaga e coperto di sangue, gli imposero per maggior scherno, sopra il capo una corona di acutissime spine, che gli forarono il cranio e pervennero perfino alla fronte e agli occhi, e gli indossarono uno straccio rosso per porpora, e diedero una canna per scettro, e così burlatolo Lo salutarono Re dei Giudei? quando gli caricarono il pesantissimo legno della croce, conducendolo al Calvario con pugni, con frustate, tirato da funi, incalzato qual vile malfattore? quando durante il viaggio al Calvario, stramazzò tre volte a terra, aprendosi ed inasprendosi sempre più le piaghe e quando una volta s'incontrò con la sua afflittissima Madre, la Quale, impietrita dal dolore, fu impedita di baciare un'ultima volta il suo Divin Figlio Gesù? e finalmente quando spietatamente gli strapparono le vesti e quindi nuovo sangue sgorgava dalle Immacolate Carni di Gesù e poi barbaramente lo inchiodarono in Croce, ove gli offrirono aceto inzuppato in una spugna, invece di acqua di cui ne sentiva il bisogno? e quando in ultimo, offrendo il suo spirito nelle mani del Padre suo mori sulla croce, in mezzo a un mare di spasimi, di deliri e dei più acuti tormenti? Tutti questi dolori si ripercuotevano nel cuore delirante di Maria, la quale, se non l'avesse permesso la volontà di Dio, se ne sarebbe morta sicuramente, sia nell'incontrare Gesù carico della Croce, coperto di lividure, di piaghe e di sangue, sia, e molto di più, vedendolo innalzato ed inchiodato in Croce, da cui Gesù le diede per figlio tutta l'umanità nella persona di Giovanni l'Evangelista, sia anche nella deposizione e nell'allontanarsi sfinita e svenuta dalla tomba. Ditemi, tutto ciò non è stato forse Amore e Misericordia dell'Uno e dell'Altra? e per chi, per noi, miseri peccatori!... Ed ora guai, guai a noi se facciamo vana e inutile l'opera della Redenzione! Se, invece di continuare ad offendere Colui, che per noi è nato, ha patito ed è morto, non approfittiamo piuttosto di tutti gli insegnamenti che Lui e la sua SS. Madre ci diedero, cioè di una totale rassegnazione alla volontà di Dio, molto più nelle cose avverse, di ubbidienza esatta, di mitezza, di dolcezza, di pazienza ammirabile, della loro infinita carità amore e misericordia, specialmente verso i nemici, per cui infatti Gesù sulla Croce implorò perdono al Padre, della loro profonda umiltà e purità, insomma insegnamenti di tutte le virtù, che se vogliamo salvarci e farci santi, basterà imitare loro e calcare le loro orme. Finalmente se ciò faremo sicuramente, come Gesù, tre giorni dopo la sua morte, risuscitò glorioso e trionfante per non più morire, debellando tutto quanto lo inferno, sedendo alla destra del Padre, Re di gloria e come Maria, dopo aver anche essa molto sofferto quaggiù, fu dagli Angeli gloriosa assunta in cielo, ove siede alla destra del Figlio, Regina di tutto quanto il creato, così anche noi, se con l'aiuto di Dio, combatteremo in terra sempre quali valorosi soldati, oh! Allora sì che, vittoriosi sui nostri nemici, al Cielo al Cielo andremo con la palma della vittoria a partecipare anche noi, assieme agli Angeli e ai Santi, della Gloria eterna e della Visione beatifica di Dio e di Maria in Paradiso.
N. B. Questa lettera, io credo che farebbe a tutta la famiglia un po' di bene, quindi sarebbe meglio leggerla in comune, se non altro servirà a compatire Gesù Cristo ricordando la sua Passione".
Un bacio sincero a tutta la famiglia in G. C. Saluti! Credetemi vostro misero figlio. BUONA PASQUA fra Luigi Lo Verde
(Dalle Lettere di Fra Luigi Lo Verde - Epistolario, a cura di P. Filippo Rotolo, lettera 99).
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"La sensibilità mistagogica del nostro fra Luigi verso il Mistero pasquale, che sta al centro del culto e della vita cristiana, è notevolissima e si manifesta non tanto nell'attenzione che pone alla ricorrenza annuale della Pasqua, quanto nell'attenzione costante e appassionata a Cristo Signore trafitto per i nostri peccati, che mostra il suo Cuore piagato e assetato d'amore.
Non è tanto l'iter doloroso che ci interessa nella sua lunga e meticolosa sequenza, quanto il pathos con cui fra Luigi vive le scene della Passione del Signore, la sua immedesimazione nel mistero della Misericordia e dell'Amore.
(Da Alfonso Pompei - Matteo La Grua, Luigi Lo Verde, Itinerario Spirituale negli scritti, Palermo 1999, pp. 133-134.)
MERAVIGLIOSO VALORE DELLA S. MESSA
·La S. Messa è la rinnovazione del sacrificio della Croce; trattiene la Giustizia divina; regge là Chiesa; salva il mondo. · Nella S. Messa Gesù Cristo, Uomo-Dio, è nostro intercessore, nostro Sacerdote e nostra Vittima: essendo Dio e Uomo insieme, le sue preghiere, i suoi meriti, le sue offerte sono di un valore infinito. · Tutte le opere buone unite assieme, non valgono il Santo Sacrificio della Messa, perché quelle sono le opere dell'uomo; mentre la S. Messa è Opera di Dio (S. Curato d'Ars). · Con l'orazione domandiamo a Dio le grazie, nella S. Messa lo costringiamo a darcele (S. Filippo Neri). · Essa impetra ogni sorta di grazie (S. Angela Merici). · La S. Messa è l'atto più santo della religione, più glorioso a Dio, più vantaggioso alla nostra anima (S. P. Ejmar). · Tutti i passi che uno fa per recarsi a partecipare alla S. Messa sono scritti e numerati da un Angelo e per ogni passo ottiene benedizioni e grazie. (S. Agostino). · Quando uno partecipa alla Messa non sciupa il tempo, ma ne guadagna cento volte di più (Santo Agostino). · Vale più la partecipazione in vita ad una Messa che mille fatte celebrare dopo la morte (S. Anselmo). · La S. Messa è il sole del mondo cristiano, l'anima della fede, il centro della religione cattolica (S.Beda il Venerabile). · Tanto vale la celebrazione della S. Messa quanto vale la morte di Gesù in croce (S. Tommaso di Aquino). · La mezz'ora di ogni giorno trascorsa assistendo alla Messa vale un'eternità! Se tutti conoscessero questa perla preziosa, ciascuno vorrebbe gioirne al prezzo di tutti i suoi beni (San Leonardo da Porto Maurizio) · "Io farò di tutta la mia vita una preparazione continua allà Messa del giorno dopo, di modo che possa rispondere in verità, se mi si domanda ragione della mia condotta: "Io mi preparo a celebrare la Messa". (San Vincenzo de' Paoli)
Nostro Signore a Santa Matilde: · "Alla Messa tu devi essere con me come in un banchetto dove tutti forniscono le loro vivande, cioè le loro preghiere. Ed Io là guarisco tutte le ferite, rimetto i peccati, arricchisco di virtù coloro che ne sono poveri, consolo tutte le pene".
· La S. Messa, devotamente partecipata, invoca il perdono dei nostri peccati, diminuisce il Purgatorio, procura alle anime purganti il maggior suffragio.
· Ogni S. Messa partecipata ci dona un maggiore grado di gloria in Cielo.
· Fa discendere su di noi e sui nostri cari le divine benedizioni.
· Fa diminuire in noi la tendenza al male.
· Riceviamo dall'alto luce per migliorarci, forza per amare di più Dio e il prossimo e per riuscire a perdonare. · S. Giovanni Bosco si lamentava riguardo a quelli che assistono alla S. Messa senza attenzione e rispetto o chiacchierando, e diceva: "Costoro non partecipano al Sacrificio di Gesù come Maria e Giovanni ai piedi della Croce, ma come i Giudei che lo oltraggiavano.
· Non tralasciamo mal, per negligenza, la S. Messa, soprattutto festiva. Cerchiamo di arrivare all'inizio. Accostiamoci con desiderio e in grazia di Dio, alla Santa Comunione.
E tu cristiano, davanti alla grandezza e ai benefici della S. Messa, hai la /orza di sacrificare mezz'ora di tempo per prendervi parte?
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