L'uomo carnale e l'uomo spirituale
a cura di padre Matteo La Grua

Settimana di spiritualità con padre Matteo La Grua
di Salvatore Li Bassi

Centro Gesù Liberatore
di padre Matteo La Grua 

Gruppo S. Cuore -- Noce
di padre Matteo La Grua

L'UOMO CARNALE E L' UOMO SPIRITUALE


Carne e spirito, è un binomio che ricorre spesso in S. Paolo, come l'altro, uomo carnale e uomo spirituale,  uomo vecchio e uomo nuovo.
Volendo presentare la fisionomia dell'uomo carnale e dell'uomo spirituale, credo sia opportuno iniziare dal testo di Paolo ai Galati, cap. 5, vv. 16-25, dove appunto è inserito questo binomio carne - spirito, binomio che sarà poi sviluppato nella lettera ai Romani, cc. 7 e 8.
I Galati, "stolti Galati", avevano dimenticato ben presto l'insegnamento loro dato da Paolo, e l'esperienza di miracoli e prodigi che avevano fatta, a conferma della parola ricevuta. Erano claudicanti nel cammino dello Spirito, ed erano divisi tra di loro, come del resto quelli di Corinto, di Filippi; e di altre Chiese da lui fondate.
"Camminate secondo lo Spirito - grida Paolo - e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne" (v. 17) Presenta carne e spirito come due principi di azione, contrari tra di loro, che possono operare in loro. "La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne: queste due cose si oppongono a vicenda" (ivi).
Attenti, aveva detto poco prima, attenti a che la libertà a cui Cristo vi ha chiamati "non diventi un pretesto per vivere secondo la carne" mordendovi e divorandovi a vicenda col rischio di distruggervi, ma piuttosto "siate a servizio gli uni degli altri, mediante la carità" (Gal.
5,13-15).
Passa quindi, per dare corpo al suo discorso, a tracciare due quadri: uno in cui vengono elencati i frutti o meglio le opere (erga) della carne: "Fornicazione, impurità, libertinaggio, ecc.. avvertendo" che "chi li compie non erediterà il regno di Dio" (v. 21); e l'altro quadro in cui vengono presentati i frutti dello Spinto, o meglio il frutto (karpos) dello Spirito, che si diversifica in: Amore, gioia, pace, ecc., avvertendo che "contro queste cose non c'è legge" (v. 23).
Prima di entrare in merito al discorso carne-spirito, carnale-spirituale, vogliamo porci due domande.
La prima è questa. A chi guarda S. Paolo quando parla dei frutti della carne e dello Spirito? Guarda a gente lontana o a gente vicina? Egli ha di mira i suoi lettori, fratelli chiamati a libertà; i quali però sono in pericolo di ricadere nella schiavitù dell'uomo vecchio, o addirittura; col battesimo, non hanno ancora lasciato le consuetudini dell'uomo vecchio, con i vizi e le passioni. (Cfr. Gal. .5,24). Gli uomini carnali non sono pertanto i pagani, lontani dalla fede, ma sono i vicini. A questi egli contrappone altri fratelli che, chiamati a libertà, si sono mantenuti fedeli, e docili ai desideri e alle emozioni dello Spirito, producono frutti di carità, e meritano perciò di essere chiamati uomini spirituali.
C'è di più. Se leggiamo la prima lettera ai Corinti possiamo notare che sono considerati ancora carnali, i neonati nella fede, che ancora non sono arrivati a svincolarsi dalla carne, e hanno bisogno di cure particolari, di latte spirituale, per crescere nello Spirito. I Corinzi, anche se pieni di doni e di carismi(Cfr.. 1 Cor. 1,5) sono chiamati carnali. Sì, ci sono gli spirituali, i perfetti, dotati di sapienza che scende dall'alto, conoscitori dei misteri di Dio; rivelati loro dallo Spirito (Cfr. 1 Cor. 2,6-13 ); ma i più sono carnali; per il fatto che hanno ancora invidie e gelosie, dissensi e fazioni. "Io, fratelli, ancora non ho potuto parlare a voi come
ad uomini spirituali ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali; dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete ancora carnali, è non vi comportate in maniera tutta umana? Quando uno dice: "Io sono di Paolo", e un altro "io sono di Apollo", non vi dimostrate semplicemente uomini?" (1 Cor. 3,1-4).
Vivere semplicemente da uomini, alla maniera umana è già essere carnali.
L'uomo spirituale invece, come si è accennato sopra, è l'uomo che, preso dallo Spirito, vive secondo lo Spirito nella novità della vita, l'uomo nuovo che non si corrompe, come l'uomo vecchio, dietro le passioni ingannatrici, ma vive secondo Dio nella giustizia e nella santità vera (Cfr. Ef. 4,22-24). E' l'uomo rivestito di Cristo che si offre a Dio in sacrificio di soave odore (Ef. 5,1; Rm 12,1), celebrando il culto di Dio nel suo corpo. E figlio della luce, che produce, il frutto della luce in ogni bontà, giustizia e verità" (Ef. 5,9). E' l'uomo risorto in Cristo, che cerca le cose di lassù, dove e Cristo assiso alla destra di Dio, in attesa di essere manifestato con lui nella gloria (Cfr. Col. 3,1-4). L'uomo spirituale non è però un uomo disincarnato, è un uomo come gli altri, soggetto come gli altri alle possibili fragilità della carne, alle insidie e agli "schiaffi" di Satana, un uomo che avanza verso la piena maturità di Cristo, ma non è ancora arrivato. Parlando di uomini carnali e di uomini spirituali, è bene notare che non si tratta di due categorie di cristiani che hanno dei confini precisi, per cui da una parte ci stanno i cristiani carnali, e dall'altra parte i cristiani spirituali.
Il cristiano è in
cammino dallo stato carnale a quello spirituale. E questo cammino è segnato da una lotta tremenda tra carne e spirito. E' la lotta descritta da Paolo nella lettera ai Romani (Gr. C. 7,48), è la lotta tra l'uomo vecchio e l'uomo nuovo, descritta in Ef. 4,22-24, In Col. 3,5-10,12; è il combattimento che lo stesso Paolo deve ingaggiare per non correre il rischio di essere reprobo, dopo aver predicato agli altri, e che lo porta a ridurre la sua carne in schiavitù (Cfr i Cor. 9,27).
Non si tratta dunque di due categorie nettamente distinte, ma di due categorie di cristiani, nei quali se predomina la Vita nello Spirito sono chiamati spirituali, se invece predomina la vita secondo la carne sono chiamati carnali. Del resto anche gli spirituali possono cadere in qualche colpa, ed i carnali possono talvolta fare atti di grandi virtù.
L'altra osservazione riguarda la differenza tra le opere della carne (erga) al plurale, e il frutto dello Spirito al singolare, con l'elenco che segue: "Il frutto (Carpos) dello Spirito è amore, gioia, pace, ecc''.
L'Apostolo sembra che voglia insinuare l'idea che l'uomo carnale ha perduto l'unità del suo essere. Il peccato lo ha disgregato e ha fatto germinare e maturare in lui i vizi e le passioni, che sono appunto le opere della carne. L'uomo spirituale invece è unificato e dominato dallo Spirito, che produce in lui il suo frutto, cioè consente a lui di fruttificare nei tre parametri, verticale (amore, pace, gioia), orizzontale (benevolenza, bontà, pazienza), basale (fedeltà, mitezza, dominio di sé).
L'uomo carnale è frantumato dalla sua superbia, mentre l'uomo spirituale è unificato dall'amore, per cui dice S. Agostino: "La superbia genera la divisione, l'amore genera l'unità" (Discorso sui Pastori, Liturgia delle Ore, Set. 25, martedì).
Il passaggio dall'uomo carnale all'uomo spirituale è un cammino lungo che lo Spirito fa percorrere a chi si affida a Lui. La prima operazione che compie lo Spirito è il rinnegamento di sé stesso, lo spogliamento dell'uomo vecchio. L'uomo vecchio ha un suo modo di pensare, di sentire, di agire, centrato nel suo interesse, nella ricerca continua di sé. Lo Spirito lo spoglia, operando nella sua mente, nella sua volontà, nella sua affettività, nei suoi sensi, nel suo stesso corpo.
L'opera dello Spirito avrà compimento quando, dopo averci conformati a Cristo nello Spirito, nell'anima e nel corpo, "come ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai nostri corpi mortali" (Rm. 8,11). Allora "saremo simili a Lui" (1 Gv. 3,2), e "Come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste" (1 Cor.
15,49).
Ponendo fine a questo discorso, vogliamo tracciare in sintesi il profilo dell'uomo spirituale, che vogliamo riprodurre in noi. L'uomo spirituale si presenta come un uomo di Dio, appartenente a Lui per lo Spirito che ha impresso in lui il suo sigillo, e gli ha comunicato il profumo di Cristo.
E' un
uomo di preghiera, che conosce Dio e ama Dio. E' un adoratore di Dio in spirito e verità (Cfr. Gv. 4,23). La conoscenza lo immerge nei misteri di Dio (Mt. 11,26), la Sapienza gli fa sperimentare quanto è dolce e soave il Signore (Sal. 34,9). Questa è la sua dimensione verticale.
L'uomo spirituale, come ama Dio così ama gli uomini, che portano lo stesso seme di Dio (Cfr. i Giov. 5,1). Come è aperto a Dio, cosi è aperto agli uomini in Cristo Signore. In Lui abbraccia tutti gli uomini, senza essere irretito da nessuno, condivide le loro sofferenza, partecipe come è dei sentimenti di Cristo; porta i loro pesi senza esserne schiacciato. Fruttifica per tutti in ogni opera buona. E'
l'uomo di tutti, nello Spirito. Questa è la sua dimensione orizzontale.
L'uomo spirituale, svuotato di sé, tutto di Dio e tutto degli altri, è estremamente povero, cioè sgombro di tutti gli orpelli ché coprono il suo vero volto, appesantiscono le sue spalle, e non lo rendono libero. Egli è l'uomo
"fuori di sé"; l'uomo che è entrato nelle beatitudini: "Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (Mt. 5,1). Questa è la sua dimensione basale.
La sua spiritualità, se vogliamo esprimerla in tre parole, è teocristocentrica, pneumatica, ecclesiale.

                                                   Padre  Matteo La Grua



A Pergusa P. Matteo La Grua
anima una settimana di spiritualità con "I frutti dello Spirito".




Si è svolta nel mese di Agosto a Pergusa una settimana di spiritualità su "I frutti dello Spirito", articolata sull'analisi profonda dei seguenti temi:
L'uomo spirituale - Il Frutto dello Spirito - Amore Pace e gioia - Bontà e benevolenza - Pazienza e mitezza. - Fedeltà e continenza - Il vostro frutto rimanga.
Tutti gli insegnamenti, tenuti dal Rev. Padre Matteo La Grua, sono stati sviluppati con perspicacia, competenza e forza, certamente suggerite dall'azione operante dello Spirito Santo.
In un mondo così legato ai beni materiali, privo di valori, indifferente alle sofferenze, schiavo dei vizi e delle passioni, preso dalla brama del potere e, soprattutto, lontano dalla parola di Dio, Padre Matteo ha voluto fortemente far sentire la sua voce all'uomo di oggi che va, sicuro e noncurante del male che compie, perché percorra un cammino di purezza e di salvezza, indossi la veste della sua sacrabilità, riconosca la sua dignità di figlio di Dio, veda con occhio chiaro il peccato che consuma, si fortifichi con i frutti dello Spirito e combatta contro i frutti della carne.
Sono stati giorni di grazia che il Signore ha voluto concedere a quanti hanno partecipato con cuore aperto e sincero. Il relatore con toni ora pacati ora accesi, con voce ora suadente ora tuonante, ha parlato ai cuore di tutti, toccando le fibre dell'anima. Ognuno ha vissuto momenti di profonda spiritualità, si è sentito come svuotare dei propri pesi e ha lodato e glorificato con gioia la potenza di Dio. La salvezza del mondo è riposta netta conversione dell'uomo, in un cambiamento radicale del suo modo di vivere, di pensare, di agire, di rapportarsi ai suoi simili.
Se l'uomo non si alimenterà dei frutti dello Spirito, che potrà raccogliere dall'albero della vita, sarà prigioniero dei frutti della carne che lo faranno inevitabilmente marcire. Se invece guarderà alle cose con occhi spirituali già su questa terra potrà godere del regno di Dio, conoscere la forza della sua grazia, scoprire la gioia di vivere nella autenticità e nella santità, sentire la presenza amorevole, continua e compassionevole del Padre. Ogni uomo deve saper scavare dentro di sé e capire quale è il suo ruolo nella vita, e perché è nel mondo; deve riscoprirsi creatura nuova, viva, partecipe, indispensabile per costruire un futuro migliore; deve aprirsi a sé stesso, perdonare e perdonarsi, essere luce e salvezza per tutti. Egli deve riprendere il suo volto spirituale se vuole salvarsi e salvare, redimersi e redimere, allora vedrà con meraviglia crescere dentro di sé la pianta della vita e potrà ogni giorno raccogliere i frutti dell'amore per lottare contro i mali del mondo.
Il frutto che proviene dallo Spirito è buono, dolce, salutare, purifica, fortifica, procura pace e gioia. I frutti che provengono del mondo sono figli degli idoli e producono ansie, paure, discordie, odio, rovina e morte, mali antichi e sempre nuovi che minacciano la vita dell'anima e della stessa umanità.Dobbiamo liberarci dagli idoli, ha detto più volte P. Matteo, se vogliamo essere forti e resistere a tutte le intemperie, dobbiamo pregare e vigilare, allora finalmente conosceremo l'amore di Dio, sapremo amare i nostri fratelli e il cuore tornerà a battere con nuovo vigore, si purificherà con l'acqua del costato di Cristo e conoscerà la pace per sempre. L'azione dello Spirito Santo sopra di noi è costante, vuole ritemprare la nostra anima, renderla immune dai mali, donarle il Suo amore e la sua difesa perché possa essere forte per se stessa e per gli altri. L'uomo deve farsi portatore di giustizia e di verità, attraverso la bontà e la benevolenza, per gli uomini stanchi, delusi e soprattutto, indifesi.
Il cammino verso Dio è pieno di ostacoli, di pericoli di ogni genere ma per resistere alle tentazioni l'uomo spirituale deve esercitarsi a vigilare, essere forte e anche paziente e mite.
Per potere essere saldi nella fede bisogna indossare l'armatura della tolleranza, della pazienza, della mitezza e dell'umiltà. Ed essere umili significa riconoscere che tutto ciò che di buono avviene nell'uomo è opera dello Spirito Santo. L'umiltà è un dono che si acquista con la fedeltà al Signore, ed essere fedeli a Dio vuol dire ubbidire alle Sue leggi, camminare per sentieri tortuosi, scegliere la porta stretta, frenare istinti e passioni, perdonare sempre, prepararsi per il cielo, ripulirsi da ogni impurità, permettere alla luce dello Spirito di penetrare nella grotta della nostra anima e spazzare via le ombre dagli angoli più nascosti. Ma la purezza entra nel cuore dell'uomo solo se egli saprà attingere alla sorgente dell'Amore con l'umiltà che si acquista con la forza della fedeltà e della continenza. E' proprio
fedeltà e continenza è stato uno degli ultimi temi su cui si è soffermato P. Matteo. Egli è riuscito a scavare con maggior forza nel cuore dei fratelli, la sua parola è sembrata una lama affilata che entrava nelle viscere dell'anima e colpiva la mente lasciandovi un segno incancellabile.
Molti sono stati presi dal fascino del suo parlare che certamente veniva dallo Spirito, così solo si può spiegare la gioia che hanno provato nel riuscire a guardarsi dentro e scoprire e riconoscere il proprio peccato di infedeltà e di incontinenza. Il cuore si è aperto, si è reso ancora più disponibile, si è sentito coinvolto in un progetto di Amore del Padre Celeste, che vuole salvare tutti e assicurare la pace, e si è disposto al cambiamento e a dare una svolta definitiva alla propria vita. E così, quando Padre Matteo ha guidato la preghiera di risanamento, si è fortemente avvertito l'azione dello Spirito Santo a tal punto che il cuore è sembrato spezzarsi e ogni resistenza è stata abbattuta. Il Signore. era certamente presente per assicurare che la parola, che arrivava al cuore, era il frutto raccolto dall'albero della vita per farsi cibo, alimento di salvezza, di pace, di amore e di carità. La commozione ha preso un pò tutti e si è compreso che non si può resistere all'azione potente dello Spirito. Una. gioia incontenibile, che per molti si è sciolta con un pianto di purificazione, ha pervaso quasi tutti i presenti. Chi era venuto per toccare e credere come Tommaso ora poteva vedere l'opera straordinaria di Dio che ad ognuno dava un tocco di nuova spiritualità. L'ultimo insegnamento "
Il vostro frutto rimanga" è stato un messaggio di speranza e di certezze che Padre Matteo ha donato a tutti con l'amore di chi sa che per vivere bene e morire meglio è necessario riconoscere i frutti dello Spirito che ciascuno deve nutrire con umiltà, pazienza e bontà e far sì che rimangano saldi nel proprio cuore per farvi crescere l'albero della vita e gettarvi i semi dell'amore. Così solo l'uomo legato ai beni della terra, affascinato da tutto ciò che perisce, potrà cambiare vita, fermarsi ad origliare nella sua anima, sentire la voce di Cristo che chiama a vita nuova, spalancare gli occhi e riconoscersi all'improvviso uomo spirituale che guarda alle cose del cielo che durano in eterno. Noi ringraziamo il Signore per la profondità, la serenità, la pace e la gioia con cui Padre Matteo è riuscito a tenere gli insegnamenti che hanno arricchito ulteriormente il cammino di chi è accorso col cuore aperto alla Grazia dello Spirito. Ognuno di noi  possiede la Spada dello Spirito Santo con cui difendersi dagli assalti del nemico ma per poterla conservare deve rivestirsi dell'abito della purezza se vuole essere prima uomo dello Spirito e poi arciere contro i nemici dello Spirito.

                                                   Salvatore Li Bassi



CENTRO GESU' LIBERATORE


Da circa un mese abbiamo ripreso le attività presso il Centro Gesù Liberatore. Ogni sabato, alle ore nove, accoglienza dei fratelli e dei fedeli che vengono alla preghiera; alle nove e mezzo segue la liturgia di purificazione e poi la liturgia eucaristica; alle undici e mezzo Processione del SS. Sacramento e conclusione.
Il giorno 4 Ottobre, giornata di ritiro per tutti i gruppi della diocesi, nel corso della S. Messa è stato benedetto il Gruppo diocesano di servizio di intercessione per i sofferenti. Questo gruppo scelto, di cui fanno parte anche tre medici, pregheranno insieme con P. Matteo, disposti in tre piccoli gruppi, per dare modo a tutti quelli che chiedono preghiere di essere ascoltati e ricevere l'aiuto della intercessione fraterna.
I gruppi della diocesi che avessero qualche caso importante da risolvere potranno rivolgersi a questo Gruppo diocesano di Intercessione che sarà in attività al Centro Gesù Liberatore dalle ore 12 di ogni sabato.
Ricordo a tutti gli Animatori pastorali e ministeriali dei Gruppi RnS; della Diocesi che il Centro Gesù Liberatore è nato come luogo di Comunione e di preghiera per tutti i Gruppi di Rinnovamento; come luogo di preghiera e di intercessione per i sofferenti; come luogo di espiazione e di richiesta di perdono per i peccati della Città; come piscina probatica per purificarci ogni sabato dalle nostre infermità spirituali e riprendere forza nel nostro cammino.
Esorto vivamente tutti gli Animatori a tenerne conto e a venire personalmente ogni tanto al rito di purificazione e di risanamento interiore che viene celebrato ogni sabato.

                                                                  P. Matteo La Grua



GRUPPO S. CUORE - NOCE


Con il primo Ottobre abbiamo ripreso le attività di preghiera, di formazione e di servizio ministeriale.
Tutti i fratelli appartenenti al Gruppo sono pregati di intervenire alle riunioni di preghiera e di formazione. Tutti i membri che esercitano un qualche Ministero, sono pregati di trovarsi al loro posto di lavoro, consapevoli che il servizio è reso a Dio non all'uomo.
Domenica 18 Ottobre ci ritroveremo tutti per il
ritiro mensile al Santuario di Tagliavia. Lo svolgimento della giornata sarà comunicato a tempo nella prossima riunione di preghiera.

                                                                            P. Matteo La Grua


Recapito: Parrocchia S. Cuore  Piazza Noce - PALERMO
Pro manuscripto ad uso interno dei gruppi R.n.S.


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